«Se continui a fare errori puoi stare a casa», così i genitori hanno battuto la maestra severa

Castelfranco. Le note avevano sollevato l’ira dei genitori, che avevano fatto ricorso gerarchico. «Abbiamo parlato per tutelare anche gli altri studenti. La docente? Ha cambiato atteggiamento»

Enzo Favero
La nota scritta dalla maestra sul quaderno di un alunno di quinta elementare
La nota scritta dalla maestra sul quaderno di un alunno di quinta elementare

 

Opinioni diverse sul caso della nota e delle punizioni da parte di una maestra all'alunno di 5a elementare per i troppi errori di ortografia.

Un caso che risale ancora al 12 maggio ma reso pubblico della famiglia del ragazzo a lezioni terminate, con stupore del preside dell'istituto che ha sede nella Pedemontana e che riteneva che i colloqui avuti con i genitori fossero stati chiarificatori.

Nessuna giustificazione tra gli addetti ai lavori per quella nota, anche se qualcuno fa presente che a scuola servono anche le punizioni. Però c’è modo e modo e anche le parole hanno un peso.

Senza esagerare però ed è appunto su questo punto che la famiglia del ragazzino interviene nuovamente affermando che l'iniziativa di rendere pubblico quanto avvenuto era anche per tutelare non solo il figlio ma anche altri ragazzini.

La maestra sul quaderno dell’alunno: «Se fai errori per me puoi stare a casa»
L'invito della maestra a starsene a casa, vergato sul quaderno dell'alunno

«È solo ed esclusivamente per tutelare nostro figlio da queste sofferenze e per difendere anche altri bambini che potrebbero vivere situazioni analoghe di disagio e malessere - dichiarano infatti- che abbiamo ritenuto doveroso informare l’opinione pubblica».

E racconta il disagio del proprio figlio, che la prima media a settembre l'inizierà in un'altra scuola, tanto da fargli ora seguire, su consiglio della pediatra, «un percorso di supporto in un centro per l’età evolutiva, volto a offrire al bambino uno spazio di ascolto e terapia di dialogo per alleviare il suo malessere».

Secondo la famiglia era una situazione che proseguiva da parecchio tempo ed esplosa a maggio, quando è diventato troppo evidente il disagio.

È stato a quel punto che la mamma ha chiesto consiglio ai carabinieri, ha contattato i vertici dell'istituto a Roma e incontrato la dirigenza locale della scuola.

Passi che almeno un obiettivo avevano raggiunto pur se non avevano eliminato il malessere del ragazzino e il giudizio negativo della famiglia che aveva avuto l'impressione che il problema venisse minimizzato.

«Dopo aver coinvolto i livelli superiori dell’amministrazione scolastica - scrivono infatti i genitori del ragazzino - abbiamo riscontrato un improvviso cambio di atteggiamento da parte della maestra: nostro figlio è stato reintegrato nella classe (dove fino a quel momento veniva escluso durante le ore della docente), è stato rimosso il provvedimento punitivo che lo obbligava a restare seduto durante la ricreazione senza poter socializzare né interagire con i compagni, ed è stato riammesso alla partecipazione alla recita di fine anno della classe quinta».

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