Mamma a 51 anni con la Pma, la storia di Laura e della piccola Giorgia
Laura Gaiani è diventata mamma a 51 anni grazie alla procreazione medicalmente assistita. Dopo aborti e una grave malattia durante la gravidanza, ha coronato il sogno di avere una figlia. La piccola Giorgia è nata a maggio

Un aborto a tre mesi e una gravidanza extrauterina non hanno rarefatto in Laura Gaiani quell’irrefrenabile desiderio di diventare mamma, se pur alla soglia dei cinquant’anni, e con procreazione medicalmente assistita, la pma.
Al terzo tentativo la donna ce l’hanno fatta, e con lei Giorgia, nata prematuramente il 7 maggio, un fagiolino di due chili e duecento grammi sbocciato da un parto cesareo. Con la scienza, un pizzico di fortuna e tantissima tenacia le due non solo hanno sconfitto i rischi e pregiudizi che si porta appresso un’aspirante madre di età matura, ma anche una pericolosa infiammazione alle vie respiratorie di quest’ultima.
Un inconveniente estraneo alla gestazione ma sopraggiunto con una tale violenza su Laura, che lei e chi portava in grembo hanno rischiato di morire.
Comincia circa quindici anni fa questa storia a lieto fine (o lieto inizio) coronata la scorsa primavera nello studio padovano di ginecologia e ostetricia del professor Guido Ambrosini, ex direttore del Centro di pma dell'Università di Padova e oggi attivo come libero professionista. Cioè quando Laura, 35enne, gestiva il suo salone di estetica e abbronzatura ma le mancava un pezzo.
«Un lavoro improprio che mi ha levato tutto il tempo per me, e innescato una profonda sofferenza per il fatto di non riuscire ad avere figli» racconta la donna stringendo in braccio Giorgia, oggi in forma smagliante. «All’epoca avevo 35 anni ed ero sola. Ho congelato i miei ovuli finché, quattro anni fa, ho conosciuto Nicola, il mio attuale compagno. Anche lui desiderava diventare papà e abbiamo deciso di intraprendere questa strada».
Scelta non semplice né priva di potenziali complicazioni, in Italia normata dalla legge 40 del 2004 che limita la creazione di embrioni entro e non oltre i 50 anni. A gennaio del 2024 Laura incontra il prof Ambrosini.
«L’empatia che si è creata con il medico fin dal primo momento mi ha dato fiducia e la spinta a non arrendermi» ripercorre la neomamma, che in periodo Covid aveva nel frattempo chiuso la sua attività.
«Racconto pubblicamente la mia avventura per dire a tutte le donne con questo forte impulso di non reprimerlo, di crederci fino alla fine perché con una squadra di medici preparati e il supporto dei familiari al proprio fianco si può fare tutto». Entro i termini pattuiti per legge, Laura resta incinta. Sul più bello contrae una cerebrite da rino sinusite acuta.
«Nulla che avesse a che vedere con la gravidanza ma che in breve ha reso gravemente precarie le condizioni della paziente mettendo a repentaglio la sua vita e quella della bimba», chiarisce Ambrosini. Dall’ospedale di Camposampiero, dove era stata inizialmente ricoverata, finisce all’otorinolaringoiatria dell’Azienda Ospedale-Università, diretta da Piero Nicolai. Qui la donna viene operata d’urgenza e seguita in parallelo dal reparto di infettivologia.
«Ho avuto febbre a quaranta e crisi epilettiche. Ho rischiato di morire, e Giorgia di non nascere. Il prof Erich Cosmi ha eseguito il taglio cesareo. Ora siamo qui e la gioia è tale che quasi mi sembra che non sia successo nulla». Lo afferma sorridendo, Laura, accompagnata e sempre rassicurata in questo percorso impervio dal suo Nicola, dal padre Dino - oggi nonno entusiasta 83enne - dal dottor Ambrosini.
«Il mio compagno vorrebbe che Giorgia diventasse un medico», svela ironica. Rimarrà a casa dei suoi genitori ancora per un periodo, prima di vivere appieno la sua nuova famiglia a Padova.
«Ecco la storia di Laura e Giorgia. Vera e potente, sposa la vita» dice la donna, ringraziando l’equipe di medici che l’ha assistita, «e in particolare il prof Ambrosini per avermi aiutato a esaudire un sogno». Rispetto all’inverno demografico che oggi stiamo attraversando, lui rilancia: «Non nascono più bambini ma una percentuale importante di nascite avviene grazie alla procreazione medicalmente assistita. Il crollo della natalità dipende da molteplici fattori, economici, legati a una società più edonista, e questa tecnica, muovendosi all’interno delle regole e con pazienti in ottima salute, può aiutare donne giovani o più in avanti con gli anni a diventare madri ugualmente. Congelare i propri ovuli in giovinezza – chiarisce – è un’opportunità straordinaria». —
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