Referendum dell’8 e 9 giugno, l’annuncio di Fedriga: «Non andrò a votare»

La segretaria Pd Conti e il capogruppo dem Moretti: «Così si favorisce l’avanzata dell’antipolitica e della sfiducia»

Si aggiunge un nuovo sponsor del fronte dell’astensione per i referendum dell’8 e 9 giugno: Massimiliano Fedriga. Il presidente della Regione non fa campagna attivamente a favore del non andare a votare ma, ha annunciato, rispondendo a una domanda dei giornalisti a margine del convegno sulla cybersicurezza, che lui non si rechererà alle urne.

«Ognuno sceglie liberamente. Però non andrò a votare», ha affermato.

Le critiche 

E così piovono critiche dal Pd con la segretaria regionale Caterina Conti che accusa il governatore di favorire «l’avanzata del disinteresse e dell’antipolitica tra i cittadini» e il capogruppo dem in Consiglio regionale Diego Moretti che parla di un atteggiamento che alimenta la «sfiducia nella politica».

«Io andrò a votare perché partecipare è sempre importante – sottolinea Conti –. Rammarica che un presidente di Regione, nelle istituzioni da oltre vent’anni, non la pensi allo stesso modo e con il suo esempio inviti a disertare le urne. Al di là delle opinioni personali di ciascuno sul referendum chi ricopre cariche istituzionali dovrebbe ricordare ai cittadini che votare non è soltanto un diritto ma soprattutto un dovere».

Moretti aggiunge: «Dall’iniziale silenzio dei livelli nazionali agli appelli di questi giorni per l’astensione sui referendum, la destra nelle istituzioni sta dando il peggio di sé. Chi, come il presidente della Regione, invita di fatto all’astensione, scelta che sui referendum è legittima, dà un pessimo esempio istituzionale ai cittadini. Poi, però, Fedriga e i suoi adepti non si lamentino se i cittadini hanno sempre più sfiducia nella politica e si presentano sempre di meno ai seggi».

Insomma, a livello locale si replica quanto accaduto nei giorni scorsi a livello nazionale, con la polemica scoppiata attorno alla frase del presidente del senato Ignazio La Russa: «Farò propaganda affinché la gente stia a casa». «È gravissimo che la destra continui a incoraggiare l’astensione al referendum ed è indegno che lo faccia la seconda carica dello Stato», era stata la reazione della segretaria nazionale dem Elly Schlein, e Giuseppe Conte, leader pentastellato, ha invitato i cittadini ad andare in massa alle urne.

Tutto il centrodestra a livello nazionale propende per l’astensione al referendum, con l’eccezione di Noi Moderati, il cui leader Maurizio Lupi ha detto che andrà a votare per bocciare i cinque quesiti.

Nel centrosinistra invece lo scenario è variegato. Italia Viva e Azione sono per il sì solo per il quesito sulla cittadinanza. Pd e Avs sono per cinque sì, mentre il M5s è per il sì, ma lascia libertà di coscienza sulla cittadinanza.

Intanto lunedì i componenti dem della Commissione di vigilanza Rai denunciano un «blackout informativo» sul tema dei referendum e annunciano un’interrogazione in Commissione «per sapere perché la Rai non sta facendo il suo dovere e chi ha deciso di tenere i cittadini all’oscuro».

Sul fronte referendario, sono in arrivo diversi appuntamenti in Fvg, organizzati dalla Cgil, promotrice dei 4 referendum sul lavoro.

Il segretario generale Maurizio Landini sarà a Pordenone e Udine per tre assemblee giovedì prossimo.

A Pordenone in mattinata incontrerà i lavoratori dell’Electrolux e della Cittadella della Salute, mentre a Udine terrà un’assemblea pubblica alle 15 al Teatro San Giorgio. A Trieste venerdì si terrà dalle 10 un’assemblea delle donne Cgil Fvg al cinema Ambasciatori di viale XX Settembre, a cui parteciperà la segretaria confederale Lara Ghiglione. —

Per cosa si vota e quando si vota

Lavoro e concessione della cittadinanza italiana per gli extracomunitari. Sono gli argomenti al centro dei quesiti dei referendum abrogativi su cui dovranno esprimersi gli italiani. Si vota domenica 8 giugno dalle 7 alle 23 e lunedì 9 giugno dalle 7 alle 15. Per la validità dei referendum abrogativi è necessario raggiungere il quorum, garantito solo quando avranno votato il 50% + 1 degli aventi diritto. Cinque i quesiti promossi da sindacati e associazioni.

Il dettaglio dei quesiti

Il primo quesito chiede l’abrogazione della disciplina sui licenziamenti del contratto a tutele crescenti del Jobs Act. A partire dalla riforma Renzi, le aziende con più di 15 dipendenti non hanno più l’obbligo di reintegrare i lavoratori in caso di licenziamento illegittimo (ora basta un risarcimento). Obbligo che sarebbe reintrodotto in caso di vittoria del sì. Della stessa materia si occupa il secondo, che punta alla cancellazione del tetto ai risarcimenti nelle piccole imprese in caso di licenziamento illegittimo (oggi il limite è di sei mensilità).

Il terzo quesito mira a limitare l’uso di contratti a termine, inserendo l’obbligo di motivare la temporaneità del rapporto di lavoro. L’obiettivo è ridurre per le aziende la possibilità di rinnovare più volte tali contratti senza procedere a un’assunzione a tempo indeterminato.

L’ultimo quesito di questo pacchetto è in materia di sicurezza sul lavoro. In sostanza punta a estendere la responsabilità anche alle aziende che appaltano parte del lavoro ad altre aziende.

Il quinto quesito riguarda la riforma della legge sulla cittadinanza. I referendari mirano a diminuire il periodo di residenza legale nel nostro Paese necessario ad avanzare la richiesta di cittadinanza: attualmente è di 10 anni, scenderebbe a 5 com’era prima della legge 91 del 1992. Si stima che le persone in possesso di tali requisiti e che con la nuova legge potrebbero ottenere la cittadinanza siano circa 2 milioni e mezzo.

Maggioranza per la linea dell’astensione

Manca ancora una presa di posizione ufficiale di Fdi (così come della Lega), ma, in base ad alcune indiscrezioni circolate, i vertici di Fratelli d’Italia avrebbero indicato a deputati e senatori la linea dell’astensione sul voto referendario dell’8 e 9 giugno. Il leader di Forza Italia Antonio Tajani ha invece schierato chiaramente il partito. «Non so cosa dice FdI noi siamo per un astensionismo politico, non condividiamo la proposta referendaria». E la linea della non partecipazione al voto, secondo fonti del Carroccio, è quella scelta anche dalla Lega. Nella maggioranza, invece, a non seguire la linea dell’astensione è Noi Moderati, che però preannuncia 5 no

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