«Fuori dalla Laguna», la rabbia dei no Bezos invade Venezia

I manifestanti: «Siamo contro chi potrebbe risolvere la fame nel mondo 22 volte e invece dona l’equivalente di un caffè e di una brioche alla laguna, solo per sfruttarla come uno sfondo da cartolina»

Giacomo Costa
Il corteo di protesta dei no Bezos a Venezia
Il corteo di protesta dei no Bezos a Venezia

L’appuntamento era per le 17, ma mezz’ora prima sui gradini della stazione di Santa Lucia, porta d’accesso a Venezia, si era già piazzato il primo centinaio di persone.

Quando il corteo è partito, alle 17.30, il numero andava moltiplicato almeno per cinque. «Siamo conto i ricchi? Certo che sì: siamo contro chi sfrutta il lavoro, chi applica sistemi addirittura precapitalisti, pagando i dipendenti a cottimo.

Siamo contro chi potrebbe risolvere la fame nel mondo 22 volte e invece dona l’equivalente di un caffè e di una brioche alla laguna, solo per sfruttarla come uno sfondo da cartolina», Tommaso Cacciari, prima di mettersi in testa alla marcia di protesta di sabato, ne ha per tutti, «Il governatore Luca Zaia ci chiede una città asettica per accogliere il matrimonio di Jeff Bezos, il sindaco Luigi Brugnaro ha chiesto a mister Amazon di trovare il tempo di incontrarlo.

Non sono questi i padroni di casa che vogliamo. E infatti siamo stati noi a imporre le regole a questi ospiti indesiderati».

A Venezia la rabbia dei "No Bezos" tra bandiere e cartelli: "Fuori dalla Laguna"

Il riferimento è ai cambi di programma che l’organizzazione del matrimonio dell’anno ha dovuto subire negli ultimi giorni: il mancato arrivo in laguna degli yacht degli sposi, ma soprattutto il trasloco della festa finale, quella di sabato, dalla Scuola grande della Misericordia agli spazi dell’Arsenale, una modifica che per il comitato “no space for Bezos” sarebbe dovuta proprio all’annuncio del tuffo di protesta nei canali attorno alla struttura di proprietà del sindaco.

«Jeff Bezos non è venuto a sposarsi, è venuto a conquistare un territorio. Noi gli diciamo di no». Attraversando lista di Spagna la marcia continua a guadagnare partecipanti, quando lo striscione di testa tocca i piedi del ponte delle Guglie il conteggio sfiora quota 650.

In campo San Geremia, poco prima, il megafono tuonava contro la politica militare di Donald Trump e di Israele, secondo tema di contestazione della protesta, passato in primo piano dopo quel “3-0” di cui parlava Cacciari: «diciamo no alla guerra, a chi diventa il più ricco del mondo vendendo software militari».

Il corteo continua verso Rialto, senza tensioni con le forze dell’ordine (ma con qualche mala parola lanciata contro i turisti con i trolley che sbuffano quando non riescono a passare). 

Calle de l’Anaconeta è la prima vera sfida sulla strada della manifestazione: il passaggio nella strettoia di Cannaregio e anticipato dalla polizia locale, che dal lato del Casinò devia turisti e residenti attraverso San Marcuola.

Il blocco dei seicento sfila in fretta attraverso l’imbuto pedonale, e quando raggiunge l’altro capo della calle accende il primo fumogeno. Rosso, ovviamente.

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