Travolta dalla piena mentre era a casa da sola: la Procura di Gorizia indaga per la morte di una novantenne a Versa
Disposta l’autopsia per fare luce sulle cause del rapido peggioramento delle condizioni di salute della donna

Un atto dovuto. Che potrebbe anche non portare a nulla. Ma la Procura della Repubblica di Gorizia vuole vederci chiaro e fare luce sulla morte di una novantenne di Versa, avvenuta pochi giorni dopo la drammatica alluvione che ha colpito la frazione di Romans d’Isonzo lo scorso 17 novembre.
Quel giorno, segnato in diverse zone dell’Isontino da un’eccezionale ondata di maltempo che aveva portato con sé anche l’esondazione del torrente Judrio, la donna era stata sorpresa dall’acqua mentre si trovava al pianoterra della sua abitazione situata proprio al centro del paese.
Secondo quanto si è potuto apprendere, le sue condizioni di salute erano già piuttosto precarie. L’anziana era stata prontamente soccorsa dai Vigili del fuoco e dagli uomini della Protezione civile e, successivamente, ricoverata all'ospedale di Gorizia. Qualche giorno dopo però il suo quadro clinico (come detto appunto, già critico prima dell’alluvione) è peggiorato ed è sopraggiunto il decesso.
La donna risiedeva in un’abitazione autonoma a due piani posta proprio al centro del paese. L’acqua era entrata in casa mentre lei si trovava a letto, senza permetterle quindi di raggiungere il piano superiore. Secondo alcune testimonianze raccolte in paese, pare che fosse seguita da una badante che tuttavia, in quei momenti, non era nell’abitazione.
La novantenne ha pertanto dovuto fronteggiare la furia del torrente, e il comprensibile terrore davanti alla colata di melma scura che le invadeva la stanza, completamente da sola.
La Procura della Repubblica vuole ora capire se la morte sia stata determinata da complicazioni legate al fatto di essere rimasta in acqua per un certo lasso di tempo. Per questo, è stata disposta l'autopsia. Solo gli esami affidati al medico legale potranno infatti fare chiarezza sui motivi che hanno portato al decesso della novantenne.
L’abitazione della donna è affacciata proprio sulla piazza principale della frazione di Versa. Tutto fa pensare quindi che fosse molto conosciuta in paese. Difficile però, ieri, raccogliere commenti sulla vicenda.
Bocche cucite da parte degli inquirenti. E anche dal sindaco di Romans d'Isonzo Michele Calligaris non sono arrivate informazioni ulteriori. Raggiunto telefonicamente in serata, il primo cittadino ha fatto sapere di non aver ricevuto alcuna comunicazione da parte della Procura di Repubblica e di essere costantemente impegnato per fare tornare la frazione almeno ad una parvenza di normalità dopo giornate intense di impegno, lavoro e infinita tristezza.
La piena dello Judrio di due settimane fa, del resto, ha letteralmente messo in ginocchio il piccolo paese abitato da circa 350 persone, molte delle quali, purtroppo, già costrette a vivere drammi simili.
Le alluvioni, in quella frazione stretta tra i corsi dello Judrio, del Torre e del Versa, si ripetono ciclicamente. Il 17 novembre, però, le conseguenze sono state peggiori di sempre. «I danni sono superiori a quelli del 1998, data dell’ultima devastante esondazione - avevano raccontato in tanti a caldo, in preda alla rabbia –. Evidentemente in questi 27 anni non si è fatto davvero nulla per risolvere la situazione di pericolo, lasciando tutto com’era pur sapendo che il problema si sarebbe sicuramente ripresentato».
Nel ’98 le acque, provenienti dal rio Corno alle porte di Chiopris, avevano concesso il tempo minimamente necessario ai residenti per salvare il salvabile, portando mobili e oggetti di valore nei piani più alti delle case. Due settimane fa invece le acque - circa una settantina di centimetri più alte dell’alluvione precedente -, hanno iniziato ad invadere il paese prima delle 6 del mattino, quando quasi tutti ancora dormivano, cogliendoli di fatto di sorpresa.
I volontari della squadra comunale della Protezione civile di Romans d’Isonzo si erano attivati verso le tre del mattino, subito dopo l’arrivo dell’allarme, mettendo in moto l’idrovora collocata lungo via Ara Pacis, tra Versa e Medea.
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