Diario di un volontario tra le macerie di Versa
Andrea Serino, 25 anni, ha preso ferie per soccorrere gli sfollati

I residenti di Versa temono di non riuscire a tornare a vivere come prima, che la situazione non rientri più. Li ho visti tristi, spaesati, provati da ciò che è successo. Quello era un paese abituato alla tranquillità, quasi spopolato, e vederlo così pieno di gente che va e viene per aiutare ora fa un certo effetto: un paese improvvisamente trafficato, vivo, quasi caotico. Del resto ci si è mossi subito per darsi da fare. Perché siamo fatti così noi friulani: non abbiamo tempo da perdere.
Lunedì sono andato al lavoro come sempre. Mi sono svegliato intorno alle sei, quando mi hanno telefonato dicendo che a Versa c’era acqua ovunque. Appena ho finito il turno, sono partito senza pensarci troppo e mi sono diretto là.

Quando ha saputo della mia volontà di dare una mano a Versa, il mio titolare mi ha dato le ferie fino a venerdì, dicendomi di andare ad aiutare la popolazione, colpita dall’acqua e dal fango, senza la minima esitazione.
I soccorritori accorsi nelle ore precedenti al mio arrivo avevano mostrato già grande prontezza e disponibilità tra raccolte di vestiti e allestimento dei luoghi di raccolta persone.
I contadini erano lì con l’idrovora e stavano lavorando ovunque servisse. Io ho scelto di dare priorità ai posti dove c’era meno gente: donne anziane, disabili e meno fortunati in generale. Sono partito alle nove del mattino e ho continuato finché ho potuto, muovendomi da una casa all’altra e cercando di capire dove fossi più necessario. Sono andato a titolo completamente individuale, senza nessuna organizzazione alle spalle, solo con la volontà di aiutare e con la sensazione che, in certi momenti, non si possa davvero restare fermi.

Nei giorni scorsi, in particolar modo lunedì, avevo già dato una mano a far entrare le persone sfollate nella palestra adibita all’accoglienza, aiutandole a scendere dagli elicotteri. Molti arrivavano impauriti, alcuni quasi scioccati, con lo sguardo perso. La Protezione civile sorvolava le case con gli elicotteri, mentre i volontari sistemavano coperte, brandine e bottiglie d’acqua.
Nonostante tutto, gli sfollati erano incredibilmente accoglienti e riconoscenti: ringraziavano ogni mezz’ora, felici almeno di trovare un posto sicuro dove stare e avere qualcuno che gli aiutasse anche fuori dalle loro case immerse nel fango.

La fatica maggiore della giornata di oggi è stata smontare armadi e portarli fuori dalla casa di una signora. È quello che stanno facendo anche i vigili del fuoco, insieme ai contadini, che hanno iniziato a raccogliere i mobili e gli oggetti rovinati portandoli lungo la strada per poi farli smaltire. I contadini, davvero, stanno dando una grandissima mano, con i loro mezzi e la loro esperienza, lavorando senza sosta anche quando ormai era quasi buio. Io sarò a casa anche domani e dopodomani e tornerò ancora a Versa: cercherò di rendermi utile dove serve, senza intralciare i soccorsi e senza creare pericoli, ma facendo il possibile per tamponare questa situazione, un pezzo alla volta. —
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