La via della sostenibilità: il brand “Io sono Fvg” fa crescere i produttori
La fondazione Agrifood rende gli sforzi delle Pmi un motore di sviluppo economico. Giovedì 30 il forum sulla transizione energetica

Da sostenibilità questa sconosciuta a sostenibilità come sinonimo di sistema imprenditoriale capace di promuovere il settore agroalimentare del Friuli Venezia Giulia. Se questo è il percorso seguito da 424 imprese produttrici che hanno deciso di scommettere sulla produzione di energia da fonti rinnovabili o sul recupero dell’acqua piovana, piuttosto che sulla gestione dei rifiuti e degli scarti, il merito per i risultati raggiunti va al marchio territoriale “Io sono Fvg”.
In pochi anni, lo strumento di marketing si è rivelato un motore di sviluppo economico, ambientale e sociale per i frutticoltori, gli orticoltori, i produttori di cereali, carni, miele e per i pescatori residenti in regione.
I dati parlano chiaro: il valore del marchio gestito dalla fondazione Agrifood per conto della Regione, stimato dai ricercatori del Dipartimento di scienze economiche e statistiche dell’università di Udine, raggiunge i 20 milioni di euro e genera per le imprese utilizzatrici un fatturato aggregato di quasi 58 milioni. Attualmente, il progetto coinvolge oltre 424 imprese produttrici con 1.224 prodotti marchiati.
«Quattro anni fa nessuno avrebbe scommesso sulla riuscita dell’operazione» spiega il direttore della fondazione Agrifood, Pierpaolo Rovere, nel precisare che ogni giorno le imprese che hanno sposato la filosofia del marchio collettivo promuovono la sostenibilità. Lo fanno, aggiunge, «perché hanno capito che puntare sulla qualità del prodotto e sulla tutela ambientale aumenta il valore del sistema agroalimentare. Oltre a rappresentare un’intera comunità, quella del Friuli Venezia Giulia, il marchio favorisce la resilienza delle filiere».
Non solo. Favorisce pure l’ingresso al credito visto che la Fondazione utilizza un questionario di valutazione allineato alla nuova normativa sul credito bancario che prevede uno sconto sugli interessi per le aziende sostenibili.
A breve, il percorso obbligatorio per le realtà medio grandi verrà esteso alle piccole imprese. Parallelamente, assicura Rovere, «la Fondazione sta già lavorando con gli istituti di credito regionale per l’applicazione degli sconti sugli interessi applicati alle aziende sostenibili». Tutto è iniziato con il regolamento collettivo previsto dall’Unione europea per il settore agroalimentare.
«Proprio perché dovevamo sottoporci a quell’analisi abbiamo iniziato a migliorare i parametri, introducendo il questionario di Unioncamere per misurare i livelli di sostenibilità previsti dal marchio “Io sono Fvg”» spiega il direttore nel ricordare che l’utilizzo dello stesso marchio è finalizzato alla valorizzazione delle imprese e delle loro produzioni e a informare i consumatori sull’origine dei prodotti posti in vendita.
Basta, infatti, inquadrare il Qr code presente, a esempio, sulle confezioni di latte, per scoprire dove viene prodotto e l’intera filiera produttiva. Le aziende agroalimentari, a esclusione dei produttori di vino, infatti, compilano un’auto valutazione di sostenibilità ambientale, economica e sociale e la sottopongono all’esame del Comitato di controllo. I voti ricevuti vengono riportati nelle relative schede e resi pubblico ai consumatori. «Le imprese – sottolinea Rovere – devono impegnarsi a migliorare costantemente il loro livello di sostenibilità: se in un triennio non fanno passi avanti rischiano la sospensione della concessione».
Detto delle finalità del marchio, la domanda a cui non ci si può sottrarre è: come si traduce la sostenibilità nel concreto? «Si applica – puntualizza il direttore – in tre ambiti: ambientale. Economico e sociale. Il primo prevede la gestione dei rifiuti e degli scarti, ma anche la riduzione degli sprechi, l’uso di energie da fonti rinnovabili e il controllo delle emissioni inquinanti. Dal punto di vista economico, invece, le aziende devono privilegiare la catena di fornitura locale e la ridistribuzione del valore lungo la filiera. Ultimo, ma non per importanza, il rapporto con i lavoratori che devono percepire remunerazioni eque».
Al momento si contano 397 punti rivendita e ristoranti marchiati “Io sono Friuli Venezia Giulia”. Nel bilancio tra costi e benefici dell’operazione prevalgono questi ultimi perché l’utilizzo del marchio è gratuito e, quindi, non implica alcun costo per le persone. L’elenco dei benefici illustrato dal direttore è decisamente più lungo. Dalla riduzione della burocrazia soprattutto per accedere al percorso, una procedura, questa, perfezionabile online, si passa all’affidabilità del Comitato di controllo composto dagli enti detentori delle informazioni e all’integrazione dei dati della pubblica amministrazione.
«Si tratta – insiste Rovere – del primo marchio che premia l’impegno territoriale delle imprese e consente agli imprenditori di accedere alla formazione sulla sostenibilità. Inoltre, non si sovrappone, ma integra e valorizza altri marchi già esistenti».
Lo studio effettuato dai ricercatori universitari include solo i benefici diretti per le aziende aderenti, tralasciando di considerare l'impatto indiretto, come il miglioramento della reputazione territoriale o l’aumento dell’attrattività turistica. Oltre alla valutazione patrimoniale, lo studio ha stimato il fatturato aggregato derivante dall’utilizzo del marchio in 57 milioni 625 mila euro.
Il 62 per cento delle società di capitali, ha dichiarato di aver registrato benefici diretti dall’adesione, mentre il 60 per cento di queste stesse società ha attribuito, almeno in parte, al marchio l'incremento di fatturato raggiunto nell'ultimo esercizio. “Io sono Friuli Venezia Giulia” ha determinato una quota significativa di ricavi anche nelle società di persone, toccando il 35 per cento del fatturato aziendale.
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