Come si vive in Friuli Venezia Giulia? Trieste prima in Italia per cultura e tempo libero, Udine bene nei servizi

Pordenone perde posizioni rispetto al 2024 nella classifica del Sole24Ore sulla qualità della vita, Gorizia beneficia degli effetti di Go2025

Daniela Larocca
Una veduta di piazza Unità a Trieste
Una veduta di piazza Unità a Trieste

Il Friuli Venezia Giulia entra con decisione nella fotografia nazionale della Qualità della vita 2025. Questa edizione del Sole 24 Ore racconta una regione capace di muoversi in modo diverso da provincia a provincia, ma con un equilibrio complessivo che la colloca stabilmente nella fascia medio-alta del Paese.

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Udine, che conquista il terzo posto nazionale e sale di tre posizioni, diventa il simbolo di un territorio che continua a investire in servizi, ambiente e coesione sociale. Attorno al suo balzo si muovono performance più sfumate ma comunque solide: Trieste risale, Gorizia trova una nuova stabilità e Pordenone attraversa un anno più difficile, pur mantenendo alcuni indicatori economici tra i migliori d’Italia. Ma vediamoli nel dettaglio. 

Le province del Fvg

Udine è il volto vincente del Fvg nell’edizione 2025. Con il terzo posto nazionale la provincia ritrova il podio: migliora in cinque dei sei grandi indicatori, soprattutto nell’ambito di “Ambiente e servizi”, dove si colloca nona, e in “Affari e lavoro”, undicesima dopo un balzo notevole. Avanza anche nella sicurezza e negli indicatori demografici e sociali, mentre arretra leggermente in “Ricchezza e consumi e in Cultura e tempo libero”. Il dato che meglio fotografa la sua energia è la prima posizione nazionale nella presenza di palestre, piscine e centri benessere. Il punto debole invece riguarda il numero di pensioni di vecchiaia, che la colloca in coda alla classifica.

Recupera anche Trieste che sale al diciassettesimo posto e conferma la sua struttura complessa. È prima in Italia per “Cultura e tempo libero”, un risultato che dialoga con il trend degli arrivi turistici, il più positivo a livello nazionale. Bene anche sul fronte economico: in “Affari e lavoro” si posiziona seconda e in “Ricchezza e consumi” migliora sensibilmente. La criticità principale rimane la sicurezza, dove precipita al centotreesimo posto soprattutto per la crescita delle truffe informatiche, tra le più elevate del Paese. 

A Gorizia c’è il treno Go2025. La città risale al trentacinquesimo posto e rappresenta una delle sorprese positive del Fvg. Migliorano in modo netto gli indicatori demografici e sociali e cresce anche la qualità dei servizi e dell’ambiente urbano. Un limite persiste nell’ambito della giustizia, dove l’indice di litigiosità rimane molto elevato e penalizza la provincia.

E infine uno start and stop per Pordenone che scende al ventiquattresimo posto e vive un’edizione più complessa rispetto agli anni precedenti. Il calo più significativo riguarda l’area demografica e sociale, dove perde molte posizioni, e l’ambito culturale, che registra una flessione sensibile.

La tenuta arriva dagli indicatori economici: la provincia resta competitiva in “Ricchezza e consumi e in Affari e lavoro”, dove registra una delle crescite più ampie della classifica. Tra i punti di forza emerge la limitata incidenza delle famiglie con Isee basso, mentre la performance peggiore è legata al numero di nuove imprese artigiane autorizzate, dove si ferma all’ultimo posto nazionale.

Cosa succede in Veneto

Il Veneto continua a essere una regione che non stupisce con balzi, ma convince con costanza. Treviso, sesta, conferma il suo modello di qualità urbana e produttiva, mentre Padova, che si classifica settima, rientra tra le teste di serie dopo trent’anni di assenza, segno della crescente centralità dei poli universitari, sanitari e culturali.

Anche Verona, Vicenza e Venezia si collocano stabilmente nella fascia alta grazie alla forza economica, ai servizi e alla capacità di tenere insieme tradizione e innovazione, mentre Rovigo resta la provincia più volatile nelle sue performance.

Il resto d’Italia

Negli ultimi due anni l’Italia fotografata dai trend della Qualità della vita - dati medi nazionali, messi a confronto con quelli dell’anno precedente - è stata un Paese prima in fase di stallo, apparentemente indeciso sul dove andare e non solo sul come farlo, e poi spaccata da disuguaglianze sempre più marcate.

Dall’edizione 2025 dell’indagine sul benessere nei territori, invece, emerge il ritratto di un Paese che ci prova e, su alcuni fronti, registra una serie di miglioramenti: nelle retribuzioni, nota dolente anche nel confronto europeo; nell’occupazione; nella sostenibilità. Dati che non bastano a sanare gap strutturali né a invertire dinamiche complesse e radicate, ma segnano un primo passo.

Le grandi sfide, di fatto, rimangono tali e quali: l’invecchiamento della popolazione pesa su economia e sistema sociale; le difficoltà economiche in un Paese che da sempre conta molto sulle esportazioni, avendo fatto del made in Italy il proprio fiore all’occhiello, non mancano in un contesto globale complicato dalle questioni geopolitiche. La fiducia nel futuro, inoltre, è scarsa: lo dimostra la scarsa propensione a fare figli.

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