I sindacati in Transalpina: «Via i controlli sul confine con la Slovenia, lavoratori danneggiati»
Il Consiglio interregionale Fvg/Slovenia chiede il ripristino dell’accordo di Schengen: «Non abbiamo bisogno di barriere, muri e dazi. E lo diciamo dalla Capitale della cultura»

Un forte appello a ripristinare l’Accordo di Schengen «perché questa inutile situazione penalizza, in particolare, i 9 mila lavoratori frontalieri». Il messaggio forte e chiaro è stato lanciato martedì mattina da un luogo-simbolo, piazza della Transalpina, fra Gorizia e Nova Gorica. Ed è stato al centro del tradizionale incontro transfrontaliero tra le organizzazioni sindacali della Slovenia (Zsss e Ks90) e del Friuli Venezia Giulia (Cgil, Cisl e Uil) che si tiene, ogni anno, in prossimità del Primo Maggio su iniziativa del Csir Fvg-Slo (Consiglio sindacale interregionale Fvg-Slovenia) in un clima di collaborazione e di complicità.
L’invito
La scelta della location è stata un doveroso omaggio alla Capitale europea della cultura 2025 ma anche un riconoscimento a quella che è stata definita «la straordinaria importanza della cooperazione e dell’amicizia» tra due Paesi e tra due comunità che hanno saputo far prevalere sentimenti di pace e convivenza in una terra che ha subito, in modo molto doloroso, i conflitti del Novecento. «Ed è proprio in tale contesto – ha evidenziato Roberto Treu - che auspichiamo sia ripristinata la libera circolazione delle persone anche tra i nostri confini, con il completo ripristino dell’Accordo di Schengen».
Secondo i sindacati, la decisione di presidiare di nuovo le frontiere «provoca ritardi e disagi a chi deve recarsi a lavoro, ed è contraria allo spirito stesso dell’Europa che ha visto cadere i confini: Schengen e la libera circolazione vanno immediatamente ripristinati a tutti gli effetti», ha aggiunto Treu, senza fare troppi giri di parole.
Per il Comune di Gorizia è intervenuto l’assessore comunale Giulio Daidone. «Sono conscio - ha dichiarato - che, oggi, la mobilità transfrontaliera è soggetta a maggiori controlli per motivi di sicurezza internazionale ma spero che questa situazione al più presto possa essere superata: questo, però, non dipende dalle amministrazioni comunali di Gorizia e di Nova Gorica».
I frontalieri
Ma non è certo questo l’unico né, probabilmente, il più gravoso dei problemi cui devono far fronte, quotidianamente, i lavoratori frontalieri. E anche di questo si è parlato diffusamente durante l’incontro alla Transalpina. Fisco, previdenza, diritti sociali continuano ad essere problemi irrisolti e fonte di disuguaglianze per chi lavora al di qua o al di là del confine.
«Molti dei problemi ad oggi non risolti, contribuiscono a favorire il lavoro irregolare, penalizzano e discriminano i lavoratori che vivono di qua e lavorano di là, talvolta a pochi chilometri di distanza - hanno evidenziato i sindacati -. Dopo tanti anni, per nessuno è stata riconosciuta la specificità del loro lavoro. E dire che le questioni fiscali potrebbero essere risolte con “semplici” accordi bilaterali, perché queste persone contribuiscono allo sviluppo economico. E non siamo qui a caso. Questa è la piazza simbolo della collaborazione».
Concetti ripresi anche dallo sloveno Damjam Volf (Ks 90) che ha voluto lanciare anche un appello per la Pace e un invito «a non creare nuovi confini ma ad abbattere quelli del passato. Credo che l’attuale retorica dell’aumento dei fondi per l’acquisto di armi ci porterà a una deriva pericolosa. Dobbiamo anteporre il lavoro al capitale. Dobbiamo fare molto di più. I due Governi, sia quello italiano sia quello sloveno, adottino un approccio più serio nei confronti dei lavoratori e dei pensionati».
La richiesta è che sia rispettato il diritto internazionale, evitando la doppia tassazione. «È tempo che queste problematiche siano inserite nell’agenda dei lavori del Comitato congiunto Slovenia-Friuli Venezia Giulia».
La Transalpina
Il Consiglio sindacale interregionale ha insistito molto sui valori espressi dalla Capitale europea della cultura. «Questo riconoscimento - hanno evidenziato - assume un valore enorme perché testimonia come la collaborazione e l’amicizia fra due Paesi e fra due comunità abbiano fatto prevalere i sentimenti di pace e di convivenza. Auspichiamo che questa straordinaria esperienza sia da esempio anche per i gravi conflitti in corso nel mondo: in Ucraina come a Gaza e in altre parti del pianeta».
No a dazi e barriere
La pace e la cooperazione economica e sociale sono i tratti fondamentali delle richieste sindacali, così come la sconfitta delle politiche nazionalistiche. «Il mondo - ha rimarcato ancora Treu - ha bisogno di integrazione economica al posto di barriere, di muri, di dazi. È tempo che l’Unione europea promuova un nuovo programma di sviluppo economico che le consenta di essere protagonista nelle nuove sfide tecnologiche e ambientali e, al tempo stesso, di rilanciare il modello sociale europeo, oggi fortemente in declino in tutti i Paesi con il peggioramento dei servizi socio-sanitari, della scuola e della formazione, dei diritti dei lavoratori e delle lavoratrici».
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