Divieto all’uso del velo all’aperto per motivi religiosi: primo sì in Consiglio regionale

Arriva l’ok al progetto di legge nazionale con i soli voti della maggioranza. Patto, Pd e M5s lasciano l’aula in protesta, mentre Avs e Open dicono no

Valeria Pace
Ragazze con il niqab a Monfalcone. Foto Bonaventura
Ragazze con il niqab a Monfalcone. Foto Bonaventura

Arriva il primo sì in V Commissione consiliare (Affari istituzionali) al progetto di legge nazionale a prima firma del capogruppo della Lega in Consiglio regionale, Antonio Calligaris, che mira a vietare l’uso del niqāb o il burqa in luogo pubblico o aperto al pubblico. Le “norme urgenti per l’ordine pubblico, la sicurezza e la tutela dei diritti delle donne e dei minori” approderanno in aula martedì prossimo. Il sì arriva con i soli voti a favore della maggioranza, mentre la minoranza si divide tra chi sceglie l’Aventino e chi partecipa alla votazione per il no.

Il voto

Pd, Patto e M5s escono dall’aula in polemica con una calendarizzazione «strumentale» del provvedimento, in quanto a ridosso del voto per le Comunali a Monfalcone, mentre è stato detto no alla richiesta delle opposizioni di convocazione d’urgenza della III Commissione (Salute) sulla privatizzazione di alcuni ospedali per l’imminenza della scadenza elettorale. Protestano anche contro la mancanza di tempo per prevedere audizioni. Avs e Open invece scelgono di rimanere in aula per esprimere il proprio no alla legge. La discussione è scandita da bagarre, accuse incrociate di mancanza di coerenza e interventi fiume.

La discussione

Si parte a incrociare le armi oratorie dall’ordine dei lavori. Furio Honsell (Open) chiede di rimandare la discussione per organizzare audizioni. Il presidente Diego Bernardis (Fp) nega l’assenso e ricorda che tutto è avvenuto secondo regolamento e senza procedura d’urgenza. Ma la fretta della Lega viene contestata da Rosaria Capozzi (M5s), da Enrico Bullian (Patto) e da Diego Moretti (Pd), e da tutte le opposizioni. E anche se non c’è nessuno di Forza Italia in aula – cosa sottolineata più volte dalle opposizioni, che adombrano un’assenza in dissenso – è protagonista la mozione da loro avanzata, in cui si propone di istituire un tavolo con le associazioni culturali islamiche e gli imam, indicata dalle minoranze come la misura più opportuna da mettere in campo.

La Lega contro il velo integrale: «In arrivo la proposta di legge»
Da sinistra Marco Dreosto, Igor Iezzi, Anna Cisint e Antonio Calligaris

Ma a margine della seduta della V Commissione, Roberto Novelli (Fi), il proponente, puntualizza che il gruppo è a favore del provvedimento targato Lega. L’esponente del Carroccio, Lucia Buna, dal canto suo esprime favore per il tavolo. Bullian rivendica di aver detto «più volte che in uno Stato democratico si deve poter vivere a volto scoperto per la piena espressione della persona», e Moretti ricorda la mozione (a prima firma Calligaris) votata quasi all’unanimità nel 2019, dove il Pd si era schierato per l’obbligo di avere il volto scoperto negli uffici pubblici regionali. Non mancano le stoccate: Bullian accusa la Lega di «fare campagna elettorale con le istituzioni», porta il caso del maxi-manifesto a Fogliano di Redipuglia con il volto di Calligaris che si intesta «un progetto di legge per vietare il burqa in Fvg» e la scritta «no al velo islamico», mentre si tratta di un progetto di legge nazionale. Moretti affonda: «È una destra che non va d’accordo nemmeno con se stessa, visto che la lista Ciriani candida una persona di origini del Bangladesh che dichiara che non vede nulla di male nell’uso del velo integrale».

Calligaris dal canto suo parla di «ambiguità» da parte di Pd e Patto che disertano il voto. Per il no si schiera Honsell, denunciando «l’accanimento contro tre ragazzine che vanno a scuola a Monfalcone». Pellegrino dal canto suo rimarca che «non c’è notizia di reati commessi da donne con il niqāb a Monfalcone» e dunque non si capisce il perché di una legge securitaria. 

Riproduzione riservata © Il Piccolo