A lezione di scienze insieme a Geopop al Barcolana Sea Summit: così l’idrogeno verde non è più un mistero

Più di 600 persone ad assistere agli esperimenti del chimico De Marco: uno dei divulgatori di punta della testata con milioni di seguaci sui social

Filippo Errico Verzè
Riccardo De Marco di Geopop, protagonista dell’evento di chiusura del giovedì del Sea Summit foto Lasorte
Riccardo De Marco di Geopop, protagonista dell’evento di chiusura del giovedì del Sea Summit foto Lasorte

Parlare di sostenibilità è diventato sempre più importante, ma bisogna farlo nel modo giusto. Negli ultimi anni, ad esempio, la scienza sembra confermare che l’idrogeno sia il combustibile più “green” che ci sia. Ragione per cui a Trieste si sta lavorando, nell’ambito del progetto della Valle dell’idrogeno, alla realizzazione di un impianto che punta a produrne più di 300 tonnellate all’anno.

Ma per comunicare questo tema, di certo non semplice, serve un approccio efficace. Una possibile soluzione c’è ed è quella emersa durante “La divulgazione scientifica secondo Geopop!”, l’evento che ha chiuso la terza giornata del Barcolana Sea Summit. Organizzato grazie all’impegno congiunto di Barcolana e AcegasApsAmga, più che un convegno, è stata una vera e propria lezione di scienze, per la gioia degli oltre 600 appassionati presenti al Generali Convention Center, tra cui tanti bambini.

Il merito va tutto alle doti comunicative di un frontman d’eccezione come Riccardo De Marco: in arte il DeNa, nasce chimico e diventa poi uno dei divulgatori di punta di Geopop, testata online seguitissima sui social dagli amanti delle scienze e non solo.

Fondata da Andrea Moccia e divenuta startup nel 2021, sotto l’egida dell’editore Ciaopeople (lo stesso di Fanpage), oggi vanta 3 milioni di follower su Instagram e più di 2 milioni di iscritti su YouTube. Le ragioni del loro successo? «Puntiamo a creare contenuti che catturino l’attenzione, in cui la scienza si aggancia alla vita di tutti i giorni», spiega De Marco.

Catturare l’attenzione è la chiave. E De Marco ne ha dato una dimostrazione chiara. Il tema della sua conferenza-show era appunto l’idrogeno e i suoi possibili usi come fonte d’energia pulita. Prima di arrivarci, però, bisogna far conoscere questo elemento, il più diffuso di tutto l’universo. Allora tocca mettersi camice, guanti e occhiali di protezione, per far vedere cosa succede se si prova a far bruciare un palloncino gonfio di idrogeno. Il risultato, una piccola ma fragorosa esplosione. Dopo il sussulto del pubblico, De Marco fa notare che, bruciando l’idrogeno, non c’è traccia di fumo né di altre sostanze inquinanti, come l’anidride carbonica. «L’unico prodotto di scarto di questo processo è l’acqua, sotto forma di vapore».

A questo punto, il focus si sposta su come produrre l’idrogeno in modo sostenibile. Di nuovo con un esperimento, con protagonisti un bicchiere d’acqua, una batteria e due matite. Queste ultime servono da conduttori d’elettricità, necessaria per far separare tra loro l’idrogeno e l’ossigeno contenuti nell’acqua. Così, in modo semplice e intuitivo, tutti hanno potuto scoprire la cosiddetta elettrolisi, processo che avrà un ruolo chiave nel rendere l’idrogeno un’alternativa valida ai combustibili fossili.

Di strada da fare, tuttavia, ce n’è ancora molta. «Rispetto anche solo all’elettrico, l’idrogeno non è ancora conveniente», spiega De Marco. «Mancano tecnologie, infrastrutture, investimenti e il prezzo per lavorarlo è ancora troppo elevato». Da questo punto di vista, si sta cercando comunque di rimediare. E Trieste vuole proporsi come capofila. Il progetto “Valle dell’idrogeno”, che AcegasApsAmga punta a inaugurare entro il 2026, vedrà la costruzione di un autentico “elettrolizzatore”, alimentato da pannelli fotovoltaici e dove l’acqua necessaria al processo proverrà dal termovalorizzatore di Hestambiente. «L’obiettivo iniziale sarà di usare l’idrogeno per alimentare gli autobus cittadini e le locomotive del retroporto, oltre a creare dei distributori per i mezzi pesanti, che saranno così in grado di trasportarlo ovunque», interviene l’ad di AcegasApsAmga Roberto Gasparetto.

«Abbiamo la responsabilità di far evolvere la comunità di Trieste e di fare sì che, in futuro, qualcun altro decida di emularci». Questa responsabilità non riguarda solo infrastrutture e trasporti, ma anche la salute di tutti. «Una fonte d’energia pulita come l’idrogeno può infatti ridurre l’inquinamento dell’aria, rendendola più respirabile», conclude De Marco. «Così la pressione sul nostro sistema sanitario si alleggerirebbe e ci sarebbe uno spreco minore di risorse». —

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