Oltre 12mila per la tela di Caravaggio e ora a Gorizia c’è un manoscritto del 1396
Allo Smart Space della Fondazione Carigo, in via carducci, arriva l’Iter Sancti Sepulcri, manoscritto che racconta il viaggio in Terra Santa di un goriziano

Sono stati 12 mila in soli tre mesi i visitatori del capolavoro di Caravaggio “La Presa di Cristo”, esposto nello Smart Space della Fondazione Carigo di via Carducci dal 3 aprile al 30 giugno. Un risultato che testimonia il valore dell’iniziativa della Fondazione, inserita nel programma di Go!2025, che ha offerto l’opportunità unica di ammirare gratuitamente l’intensa opera del Merisi proveniente dalla collezione Ruffo di Calabria.
L’esposizione, inaugurata il 2 aprile, ha rappresentato un momento di grande importanza culturale per la città e il territorio. Per il capolavoro seicentesco si apre ora un periodo di riposo conservativo programmato: per i prossimi due anni, infatti, la tela non sarà visibile al pubblico, circostanza che ha dunque reso la mostra goriziana particolarmente significativa.
A prendere il posto del Caravaggio è ora una nuova sezione espositiva dedicata a un’opera di eccezionale valore: l’Iter Sancti Sepulcri, manoscritto membranaceo del 1396. Di proprietà della Fondazione Palazzo Coronini Cronberg e conservato all’Archivio di Stato di Gorizia, narra il viaggio penitenziale a Gerusalemme di due nobili del tempo: il diplomatico goriziano Michele da Rabatta e il capitano di ventura friulano Morando di Porcia.
«Nell’anno di Nova Gorica – Gorizia Capitale europea della Cultura, continua senza sosta l’impegno della Fondazione nel valorizzare il patrimonio storico e culturale sia attraverso iniziative espositive di grande richiamo come quella dell’opera del Caravaggio, sia nel segno della collaborazione con le altre istituzioni del territorio», afferma la presidente della Fondazione Carigo Roberta Demartin. «Grazie alla disponibilità della Fondazione Coronini possiamo dunque oggi offrire al pubblico l’opportunità unica di ammirare questo importante manoscritto, che rappresenta una testimonianza fondamentale delle radici culturali del territorio, aggiunge Demartin.
Unico resoconto di un pellegrinaggio medievale conservato nell’Italia nord-orientale l’Iter Sancti Sepulcri è anche il solo manoscritto di questo genere, in tutto il panorama italiano, a essere arricchito da disegni e immagini realizzati lungo il percorso, che ritraggono fortezze e roccaforti e svelano un probabile interesse degli autori anche per gli aspetti non strettamente religiosi del loro viaggio.
Una vera e propria avventura tradotta in un racconto memorabile e appassionante: a bordo di una galea mercantile salpata da Venezia il 27 agosto 1396, i due nobili seguirono un itinerario, ripercorso nel dettaglio nel manoscritto, che toccò i porti della costa adriatica, le isole ioniche, il Peloponneso, Rodi e infine Beirut e Giaffa. Da lì, a dorso d’asino, raggiunsero Gerusalemme e gli altri luoghi del Vangelo, in una ricerca fisica e spirituale delle testimonianze della vita di Gesù.
La mostra dedicata all’Iter Sancti Sepulcri, che arricchisce il percorso “Gorithia – Tra le pieghe del tempo” allestito nella sede della Fondazione Carigo, è visitabile sempre gratuitamente, previa prenotazione, fino al 3 settembre, da lunedì a venerdì dalle 16 alle 19 (visite alle 16 e 17.30), sabato, domenica e festivi dalle 10 alle 13 e dalle 16 alle 19 (visite alle 10, 11.30, 16 e 17.30). —
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