Pallacanestro Trieste, l’ex Stefano Bossi: «La Coppa priorità per il rilancio»
Parla l’ex Stefano Bossi: «Troppi infortuni per avere una squadra che cresca con costanza»

Dalla promozione in A1 conquistata sotto il peso di una maglia che sente ancora sua, ai parquet della Serie A2 con la canotta di Bergamo. Stefano Bossi resta un osservatore privilegiato, un ex mai banale che, nonostante la distanza geografica, continua a tenere il battito del cuore sintonizzato sulle frequenze del PalaRubini.
Lo abbiamo intercettato per una chiacchierata natalizia (e per gli auguri a tutto il popolo biancorosso) che parte dal suo presente in Lombardia, dove un problema fisico ormai in via di risoluzione lo tiene momentaneamente ai box. La sua Bergamo sta vivendo una stagione sulle montagne russe, segnata da una metamorfosi profonda dovuta anche alla mano del nuovo coach.
«L’arrivo di Ramagli è stato fondamentale perché ha portato quel bagaglio di esperienza e competenza necessario in un campionato di A2 che trovo davvero bellissimo e molto competitivo – racconta –. Nonostante i continui scossoni al roster, dall'infortunio di Harrison all'arrivo di Stefanini, fino al cambio dello straniero con l'innesto di JarvisWilliams al posto di Dustin Hogue, la squadra ha saputo piazzare colpi pesanti contro big come Brindisi, Scafati e la Fortitudo. Ora aspettiamo solo di rivedere il gruppo al completo per capire davvero fin dove potremo spingerci in una stagione equilibrata e che resta apertissima».
Ma è quando il discorso scivola sulla Pallacanestro Trieste che l'analisi di Bossi si fa chirurgica, trasformandosi in una riflessione accorata su una realtà che fa fatica a trovare la sua dimensione. Da esterno che conosce bene l'ambiente, Stefano non usa giri di parole per descrivere l'altalena di risultati dei biancorossi: la squadra è difficile da inquadrare e quello che si percepisce chiaramente è una mancanza di identità che finisce per condizionare ogni prestazione.
«In questo momento, se si cercano certezze tecniche, vedo solo Ramsey e Brown, mentre il resto del gruppo appare avvolto nell'incertezza – sottolinea il play triestino –. Ross e Toscano-Anderson brillano solo a folate, Brooks e Uthoff non riescono a esprimere la qualità mostrata nella passata stagione».
Una flessione che solleva inevitabilmente il tema della guida tecnica. Tuttavia, se a Bergamo il cambio in panchina ha dato i suoi frutti, Bossi non è convinto che a Trieste la soluzione giusta sia la stessa. «Conosco bene la filosofia di Arcieri – il pensiero di Bossi – e so che l'esonero non è nelle sue corde. Molto più probabile, invece, che Mike stia sondando il mercato alla ricerca di quel tassello capace di cambiare l'inerzia, un po' come accadde l'anno scorso con l'arrivo in corsa di McDermott». C’è però un’attenuante che Bossi non dimentica di sottolineare.
«I tanti infortuni – conclude Stefano – hanno pesato enormemente. Anche se sono passati quattro mesi dall'inizio della preparazione, le continue assenze hanno impedito alla squadra di costruire l'anima collettiva necessaria per fare il salto di qualità». La ricetta finale dell'ex biancorosso è dunque pragmatica: «stringere i denti, tenere duro nonostante le difficoltà e lavorare sodo per centrare l'accesso alle Final Eight di Coppa Italia, un traguardo che potrebbe ridare slancio a tutto l'ambiente».
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