Celeghin: «La Triestina non può mollare mai. Credo nella salvezza»

Il centrocampista arrivato a gennaio è l’inserimento che più ha inciso

nella squadra affidata a Gentilini ed è diventato una pedina inamovibile

Antonello Rodio
Lasorte Trieste 11/02/23 - Serie C, AlbinoLeffe - Triestina, Celeghin
Lasorte Trieste 11/02/23 - Serie C, AlbinoLeffe - Triestina, Celeghin

TRIESTE Fra gli arrivi di gennaio in casa alabardata, Enrico Celeghin è stato quello che ha avuto l’impatto più importante. Il giocatore ex Como e Renate è diventato ben presto il perno fisso del centrocampo della Triestina, assicurando continuità e concretezza.

Celeghin, se l’aspettava di prendere subito in mano le chiavi del centrocampo alabardato?

«Non so se era quello che mi aspettavo, di sicuro è un po’ quello a cui aspiravo, ovvero diventare subito un punto di riferimento importante per la squadra e dare il mio contributo. Ma so che ho ancora dei margini di crescita, a livello personale penso a lavorare bene e provare a incidere».

È un ulteriore motivo di orgoglio essere perno di un reparto che vanta giocatori come Lollo, Crimi e Gori?

«È un centrocampo che nei suoi interpreti vanta un po’ tutte le caratteristiche: i tre citati hanno grande esperienza e delle signore carriere, sono giocatori importanti per la categoria. E non dimentichiamo Pezzella, che è giovane e ha caratteristiche diverse dagli altri. In cinque formiamo un ottimo reparto, io mi trovo bene con tutti, sono ragazzi disponibili che in campo danno tutto».

Quando è arrivato, nonostante la classifica deficitaria aveva detto che percepiva segnali positivi, ma subito dopo c’è stato il cambio di allenatore: come l’ha vissuto?

«Onestamente è stata una cosa improvvisa che non mi sarei mai aspettato: ho avuto la fortuna di conoscere Pavanel e mi è dispiaciuto che abbia preso questa decisione, che ovviamente rispetto. Ma ora dobbiamo pensare a lavorare bene con mister Gentilini».

Che tipo di allenatore è il nuovo mister?

«Una persona schietta e diretta, che ci ha dato subito una quadra e dei concetti che cerchiamo di portare sul campo. Un passaggio di guida all’interno di una stagione ci sta, ma penso che il gruppo si sia adattato subito molto bene e le ultime partite, Mantova a parte, lo dimostrano».

Ecco, Mantova appunto: cos’è successo in quel primo tempo?

«È un campionato difficile, probabilmente il primo tempo di Mantova è la conferma che se non siamo al cento per cento e molliamo un po’, lo paghiamo. Un primo tempo fatto così nell’arco di un’intera stagione ci può stare, anzi possono capitarne diversi, ma nella situazione in cui siamo noi con punti da recuperare, non possiamo permetterceli».

Quindi avete capito la lezione?

«Si, bisogna riconoscerlo, ammetterlo e ripartire subito, perché un tempo fatto male non cancella il buono dell’ultimo mese. Dispiace per come la sconfitta è venuta, perché nella ripresa c’è stata una reazione importante anche se non è arrivato il gol».

Il gol è proprio uno dei problemi di questa Triestina: come si risolve?

«Nelle tre prima di Mantova abbiamo segnato un gol a partita che teoricamente potrebbe bastare per vincere, ma è evidente che bisogna cercare di fare di più in fase realizzativa. È un discorso che non coinvolge solo gli attaccanti, ma anche noi centrocampisti e gli esterni, che dobbiamo dare soluzioni in più. Credo che ognuno di noi deve pensare a come può incidere di più sul risultato, provare qualcosa di nuovo e di diverso, e cosi i gol arriveranno perché le qualità ci sono».

Con la Pro Patria è una partita da vincere: che match sarà?

«Storicamente è una squadra ostica da affrontare, molto organizzata, che ha cambiato parecchio ma che sta facendo bene. Noi dobbiamo pensare a fare la nostra partita e far valere le nostre qualità, far pesare le maggiori motivazioni, senza che queste portino fretta o ansia».

Sempre fiducioso sulla salvezza?

«Sì, l’ho detto appena arrivato e ora ancora di più, visto quello che possiamo fare. Ma il primo obiettivo è raggiungere i play-out, poi sarebbe bello guadagnare altre posizioni ma l’importante è centrare gli spareggi e arrivarci da squadra vera, organizzata e sicura delle proprie possibilità».

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