Triestina, l’ultima speranza dei tifosi: “Vendere e restare in C, anche con -13”

Fra delusione e amarezza, i supporter alabardati chiedono il passaggio di proprietà per evitare un nuovo tracollo

Antonello Rodio

La vendita della società e la partecipazione alla prossima serie C, nonostante la corposa penalizzazione: sono queste le speranze dei tifosi alabardati in questo ennesimo momento drammatico nella storia della Triestina.

Questi i pensieri dei supporter a partire da Roberto Covi del Triestina Club Mario Biasin: «Fra noi soci c’è una grande delusione per quelle che erano le aspettative all’arrivo degli americani, che pure nel basket stanno facendo bene. Questa della Triestina invece si è dimostrata gente poco seria, inadeguata e incompetente, che non ha idea di come si porta avanti una società di calcio. Dall’esonero di Tesser in poi uno sbaglio dietro l’altro, ora la fiducia è finita. Hanno solamente illuso i tifosi. Non si può pensare a un centro sportivo quando non si pagano da mesi nemmeno i dipendenti, è inconcepibile».

Per Covi la via d’uscita è una sola: «La mia speranza è che vendano, che arrivi una nuova proprietà seria, gente che vuole investire a cui sia data la gestione dello stadio per avere un ritorno economico anche attraverso altre attività, come i concerti. Perché altrimenti con la sola serie C è dura andare avanti. Purtroppo all’imprenditoria di Trieste l’Unione non interessa, ma spero comunque arrivi qualcuno che faccia le cose per bene, senza proclami o voli pindarici, e che costruisca una squadra con stipendi da serie C che lotti per la maglia».

Sandra Perosa delle Mule Alabardate ricorda l’importanza di mantenere la categoria: «Come tifosa sono disperata, in questo momento c’è grande confusione, non si capisce nemmeno perché abbiano fatto ricorso per la penalizzazione se poi qualche giorno dopo hanno saltato i pagamenti. Di certo, anche se questi dovessero restare, il rapporto con i tifosi è chiuso. Spero che in qualche maniera vadano via e vendano la società, e che arrivi qualcuno con cui in qualche modo si riesca a fare la serie C anche da meno 13 e poi vedere cosa succede».

Questo anche il pensiero di Matteo Reggente, presidente del Triestina Club Milano Alabardata che segue con passione le vicende dell’Unione dalla Lombardia: «Siamo tutti in apprensione e ci aggrappiamo alla speranza di non fallire. Perché credo sia meglio esserci e mantenere la C pur partendo da meno 13, anche se la salvezza sarebbe difficile. Poi se si retrocede sul campo meglio ripartire in serie D ma come Triestina e con una società sana».

Anche per Reggente il giudizio sull’attuale proprietà è netto: «Con i soldi sperperati dagli americani in due anni, ci sono squadre qua vicino a noi come Alcione e Giana che di campionati ne farebbero cinque e anche di più con risultati molto migliori. La colpa è aver dilapidato tutto con contratti allucinanti per la C, prendendo giocatori mediocri e strapagati. Si è visto che quando Menta si è fatto da parte, con gente competente come Delli Carri e Tesser i risultati sono arrivati. La fiducia in questi non c’è più, non si può pensare di avere il patema a ogni scadenza di pagamenti».

Anche per Reggente la soluzione passa attraverso un passaggio di mano: «Trieste fra storia, stadio e potenziale centro di Montedoro ha le basi per far bene, ma il territorio non ha mai risposto. Ora in qualche maniera serve una vendita, magari attraverso un curatore fallimentare che gestisca la situazione per fare tutta la stagione, senza rischiare di chiudere prima la baracca come Turris e Taranto lo scorso anno. Per noi di Milano poi sarebbe importante avere la Triestina in C per poterla vedere spesso qui nei dintorni, mentre in serie inferiori dovremmo fare ogni volta mille chilometri per esserci». 

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