Triestina calcio, l’equilibrio è l’arma in più
Anche a Novara la Triestina di Marino ha dimostrato compattezza e capacità di lettura della gara. L’aggressività nella ripresa sta diventando una costante

Spesso gli allenatori di calcio parlano di equilibrio e a volte ne abusano. La capacità di non sbandare, di non perdere le misure tra i reparti e tra i singoli è una caratteristica che va e viene in relazione alle circostanze sia nello stesso match che in una sequenza di partite. La Triestina di Marino, al di là dei risultati, finora ha dimostrato in ogni partita di sapere cosa fare senza perdere la testa nei momenti positivi così come in quelli negativi. La gara di Novara non era per nulla facile da approcciare e invece l’Unione l’ha gestita senza affanni.
I piemontesi volevano a tutti i costi vincere e non ne sono stati capaci. Ci hanno provato di più nella prima frazione ma l’Unione ha coperto gli spazi e, solo dopo aver preso le misure, nella seconda parte della gara ha provato ad accelerare con l’obiettivo di prendersi l’intera posta in palio. Marino sostiene come la preparazione delle gare sia orientata su questo doppio binario. In effetti il secondo tempo giocato in modo più vibrante si è visto anche nelle gare precendenti a quella del Piola. La teoria è importante ma sono poi i giocatori a doverla tradurre in campo. In effetti questa Unione, nata in fretta e furia a inizio agosto, finora ha dimostrato quella compattezza e quella solidità quasi sconociute a Trieste (a parte alcune finestre della doppia gestione di Tesser).
La linea mediana a cinque garantisce una maggior impermeabilità nelle incursioni degli avversari dai lati. La posizione di Jonsson ha il pregio di diventare un punto di riferimento per i centrali. Balza agli occhi come la distanza tra i giocatori difficilmente tende a dilatarsi garantendo così meno appoggi imprecisi e maggiore copertura quando un alabardato perde un duello con l’avversario. E a proposito di duelli questa squadra ha dimostrato di saperli accettare caratteristica questa determinante in una categoria nella quale (fatta eccezione per qualceh squadra top) la fase agonistica è il motivo dominante più che le giocate di fino. La Triestina, costruita senza denari a disposizione e selezionata più dall’assenza di liquidità (e di fatto quasi senza mercato) che dalle scelte tecniche si è costruita un’identità operaia.
Questo non significa anzi che manchino le trame di gioco e i fraseggi, e nemmeno alcuni giocatori di livello come Ionita (Crnigoj è tutto da scoprire e al momento è più determinante Gunduz). Insomma il mix tecnico-tattico sul quale sta lavorando Marino e il suo staff, cui si aggiunge la componente emotiva di avere la salvezza legata a un’impresa miracolosa quale obiettivo ma senza pressione (vista la penalizzazione monstre), sta funzionando. Arriveranno anche i momenti difficili ma per ora solo la gara con l’Inter baby è stata sotto tono.
Le certezze arrivate dal comportamento della squadra non si sono sposate finora con l’evoluzione societaria. Dopo il cambio di board capeggiato dal presidente Zelenovic non si sono viste altre mosse. Un periodo di transizione è ineluttabile ma servono al più presto, oltre ai soldi, i referenti sul territorio con Alex Menta che c’è ancora, molto meno Sebastiano Stella. Altre scadenze sono in vista (il 16). Almeno quelle non vanno bucate.
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