Triestina calcio, c'è il nuovo cda: il presidente è Tom Zelenovic
Cambio al vertice dopo l’azzeramento del vecchio cda. Oltre all’uomo d’affari americano di origini croate il nuovo board è composto da due consiglieri, Olivier Centner e Marco Margiotta

Sono i giorni della svolta in casa Triestina. Sul fronte societario, così come sul campo di gioco.
Il nuovo cda è composto da tre membri: presidente è stato nominato l’uomo d’affari americano di origini croate Tom Zelenovic sul quale c’è stata convergenza da parte dei nuovi investitori in Lbk. Gli altri due consiglieri sono l’americano Olivier Centner e il canadese Marco Margiotta. Il primo ha già incontrato sabato scorso il sindaco Roberto Dipiazza, quello di Muggia Paolo Polidori e il presidente della Regione Massimiliano Fedriga.
Margiotta è un manager canadese Ceo di House of Doge, braccio operativo per la comunicazione e marketing delcolosso delle cripotvalute Dogecoin Foundation.
Il vecchio consiglio di amministrazione, come era già delineato dopo le dimissioni del presidente Ben Rosenzweig, è stato azzerato: fuori il dg Alex Menta e l’ad Sebastiano Stella.
Oggi era anche l’ultimo giorno per presentare il ricorso contro la sentenza del Tfn sulla maxi penalizzazione ricevuta la scorsa settimana. Il documento è stato presentato dopo la nomina del nuovo board, epurato dai plurinibiti Rosenzweig e Stella.
Sia Stella che Menta sono legati da un contratto con la Triestina. Per il primo si profila un ruolo in società di general manager, dopo aver esercitato con resistenza e perizia negli ultimi sei mesi lo scomodo ruolo di amministratore, come delegato a seguire il progetto del training center di Montedoro, la gestione dello stadio Rocco, oltre ai rapporti con le istituzioni.
«Tutti fuori, per il bene della Triestina» è stato il mantra di Menta, primo responsabile del disastro dell’area sportiva, il cui eventuale ruolo (forse nell’area tecnica) non è ancora definito. Se ne escono di scena entrambi ma non con le stesse responsabilità.
La tappa di oggi va a chiudere un percorso di un mese nel quale si è visto qualche passo in avanti tra le montagne di macerie. Casse vuote, record di punti di penalizzazione, squadra allestita con quel che c’era in casa. Sul piano sportivo questo era il quadro offerto da un club in default nei primi giorni di un agosto tra i più drammatici della storia dell’Unione.
Poi sono arrivati denari, è stato superato l’ostacolo, anche se in extremis, del mercato bloccato, Marino ha avuto qualche pedina in più da spendere sul rettangolo di gioco. Va detto che il lavoro fatto dall’ex tecnico della Primavera merita una menzione. Perché sin dai primi giorni Marino ha cercato di costruire un gruppo isolato dal contesto esterno.
A parole tutti gli allenatori dicono che la squadra si concentra sul suo lavoro e basta. La liturgia è sempre questa, la realtà è un’altra. Piuttosto a quanto si è visto in campo sin dalla prima di Coppa Italia ad Arzignano, la gran parte dei giocatori rimasti ha risposto con voglia e determinazione proprio alla situazione delicata esterna. Questo aspetto ha dato un imprinting battagliero e di compattezza al gruppo.
L’impresa di risalire da -20 è difficile ma non impossibile a patto che i proprietari della società siano in grado sul piano finanziario e organizzativo di assecondare il progetto sportivo o di non mortificarlo con altri mancati pagamenti.
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