Triestina calcio, una sconfitta d’esordio maturata con dignità
il match più surreale della storia dell’Unione

L’esordio “storico” della Triestina non rossoalabardata è servito. I ragazzi ci hanno messo del loro con voglia e grinta, specie fino a quando hanno avuto forza. Ma è tutto relativo. Anche la sconfitta maturata in Coppa Italia con dignità. Quella dignità che in questi mesi i dirigenti e la proprietà hanno calpestato alzando di fatto un muro verso la città e i tifosi.
Il viaggio surreale
Dal Berti al Dal Molin, trentatre chilometri la distanza, quasi 100 i giorni consumati in uno scorcio d’estate di sofferenza. A Caldiero l’Unione conquistava il diritto a giocare la partita di Arzignano, primo turno di Coppa di serie C che potrebbe anche essere l’ultima partita. In quella serata del 10 maggio c’erano 400 tifosi frementi (ieri una ventina a testimoniare il disprezzo per la proprietà) eppure la società zoppicava e parecchio.
Ma c’era Tesser, qualcosa da conquistare, una salvezza in C (poi suggellata dallo 0-0 da brividi del Rocco) motivo d’orgoglio, speranza che le casse societarie si sarebbero rimpinguate, che un progetto sarebbe partito pur tra mille difficoltà. C’era un’anima, spazzta via dall’american style.

Fuori dalla realtà
Così, tre mesi dopo, nulla è successo e l’Unione è arrivata all’appuntamento con i vicentini agonizzante. Ed ecco l’appuntamento con la realtà, con il match più surreale della storia dell’Unione.
Nessuna amichevole, due sole settimane di preparazione nella calura del Grezar con uno staff tecnico assemblato in emergenza, si viaggia su un pullmann senza le insegne giustamente vietate dai tifosi proprietari del marchio storico. Fuori dal Dal Molin i dirigenti e gli addetti ai lavori veneti ti chiedono:
“Ma cosa sta succedendo, non è possibile che la Triestina sia ridotta così”. Domande da rivolegre a Rosenzweig, Menta adesso forse anche a Franco. L’unica certezza è che le risposte non ci sono. In campo i giocatori che hanno vissuto il match di Caldiero ci sono. Ma due dei protagonisti Correia e Frare all’ultimo sono out. Se ne andranno entro la fine del mercato. Buon per loro. Nel frattempo in panchina rispunta il “redivivo” Kiyine.

In campo e avanti
Giuseppe Marino dà una gioia al giovane muggesano Simone Kosijer regalandogli la prima da titolare al centro della retroguardia. Il ragazzo ricorderà questo pomeriggio afoso condiviso sulla linea davanti a Matosevic con Moretti e Anzolin. Moretti salva sulla linea al 17’ e sulla ripartenza Vertainen dibbrla anche il portiere e porta gli ospiti in vantaggio. L’altro Moretti, quello vicentino, al 20’ scaglia una bordata e Matosevic salva di piede in extremis. L’Unione comincia a soffrire e con merito Nanni fugge a sinistra e trafigge Matosevic (36’). Nel finle è ancora Vertainen a sfiorare il raddoppio. Comunque buon primo tempo della squadra di Marino giocato con voglia e anche con qualche buona trama grazie alla verve di Ionita.

Il tiro a segno
Alla prima accelerazione l’Arzignano fa breccia: prima ci pensa Matosevic ma il portiere sloveno nulla può sull’incornata di testa a centro area di Milillo (2-1). Entrano Gunduz e Kiyine per D’Urso e un impalpabile Vicario. Ionita e compagni hanno il merito di non tirare i remi in barca e anzi un guizzo di Kiyine costringe Manfrin a un intervento non banale (32’). L’Unione chiude in avanti con coraggio e generosità. A loro, e solo a loro, va un applauso perché non era scontato non mollare in questa prima gara che potrebbe essere l’ultima. Senza interventi a breve quella di Arzignano può diventare un capolinea, se non di fatto, quantomeno sul piano morale e sportivo.

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