Triestina, mister Gentilini elogia il gruppo: «Siamo inciampati, eppure abbiamo detto la nostra»

Il tecnico rossoalabardato contento per la prestazione della squadra nonostante un primo tempo in cui è mancata la costruzione del gioco

Guido Roberti

TRIESTE Lo scoramento è inevitabile quando a decidere una partita è di fatto una topica, ma ciò non intacca la flemma di un sempre elegante Augusto Gentilini che al netto dell’errore di Mastrantonio promuove i suoi per la prestazione fornita in riva al Garda.

«Sono quegli episodi cruciali che possono determinare le partite in positivo o negativo. Sapevamo delle difficoltà che avremmo incontrato contro una squadra forte, ma tutto sommato era una partita aperta con occasioni da una parte e dall’altra e avevamo anche preso campo prima dell’episodio cruciale. Ma non stiamo a recriminare sull’errore, con palla scivolosa. Gli errori sono capitati anche ai portieri più grandi».

Il tecnico incalza sulle cose positive viste in campo. «Da quando sono arrivato è sempre stata una finale, ogni settimana. Qui a Salò siamo arrivati in una situazione particolare ma abbiamo affrontato la Feralpi con la massima determinazione, senza barricate. Siamo ancora più convinti, dopo aver detto la nostra contro una grande squadra. Con un pelo d’attenzione in più ora parleremmo di un altro risultato ma bisogna accettare il verdetto del campo».

La Triestina è sembrata frettolosa in fase di possesso. «Siamo mancati un po’ nel primo passaggio di costruzione, quel momento in cui al recupero palla diventa determinante l’uscita per l’azione. Nel primo tempo questo aspetto lo abbiamo sbagliato in più di una occasione».

Scelte ponderate, quelle dell’allenatore, anche alla luce della gara di domenica prossima. «Ho pensato a tutto, la squadra scesa in campo era in grado di dire la sua come è stato, abbiamo tutelato Celeghin che aveva due allenamenti alle spalle e soprattutto abbiamo preservato i diffidati. La squadra scesa in campo è stata all’altezza».

Possibili contraccolpi sul morale? «Perdere fa male, in qualunque modo accada, ma è inutile recriminare. Sono due mesi, da quando sono arrivato, che giochiamo delle finali. Era una situazione abbastanza tragica al mio arrivo, ora dobbiamo stare a testa alta».

Conclude con filosofia e lucidità il tecnico alabardato. «I contrattempi fanno parte della vita, oggi siamo inciampati, ma siamo in grado di fare cose importanti perché i ragazzi lo hanno già dimostrato. L’importante è continuare a metterci l’anima e sono convinto della forza che possono esprimere i miei ragazzi».

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