Acegas, con Hoover tante frecce nell’arco

TRIESTE. La pizza in corriera, sulla via del ritorno da Imola, dev’essere stata più saporita per i giocatori dell’Acegas. Il successo appena ottenuto era stato del resto molto importante non solo per alimentare l’autostima della squadra, ma anche per rivelare tutte le potenzialità di cui può disporre e che prima o poi diventeranno realtà. E allora per giocatori e tifosi ci sarà da divertirsi. Potenzialità che chi era a Imola ha potuto constatare a occhio e che trovano conferma nella lettura attenta delle statistiche finali del match.
Discorrendo a bordo campo con coach Dalmasson pochi minuti prima della palla a due, l’attenzione era stata focalizzata su 3 variabili: la tenuta fisico-atletica di Ryan Hoover, ancora del tutto ignota allo staff; la possibile incidenza di Candussi come giocatore perimetrale, con i suoi 212 centimetri che avrebbero reso pressochè immarcabili i suoi tiri pesanti; la differente profondità di panchina fra le due squadre, a nostro avviso a tutto vantaggio di Trieste. Alla fine, l’unica risposta del tutto mancata è stata quella relativa a Candussi, autore di una prova che ha fatto scappare via in anticipo, visibilmente stizzito, perfino il suo procuratore Carlton Myers venuto appositamente a vederlo. Per quanto riguarda invece il “soldato Ryan”, alla fine è stato in campo per più di 34 minuti, tanto quanto Di Liegro e dietro soltanto a Carra che ne ha giocati 35’26”. Più di mezzora in cui ha corso, segnato, diretto il gioco, sempre con lucidità. Alla fine sono stati suoi i 4 punti che hanno portato l’Acegas ai supplementari e sua la bomba che ha creato il varco definitivo all’overtime. E se i suoi compagni hanno segnato tanto dall’arco, non è stato solo perchè la sua presenza ha tolto pressione e dato sicurezza, ma anche perchè con le sue penetrazioni attraeva i difensori in area e scaricando la palla verso l’esterno regalava ai tiratori biancorossi lo spazio sufficiente per colpire in tranquillità.
In quanto invece alle diverse profondità dei roster, c’è un numero che dice tutto: 16 punti arrivati dalla panchina per Imola, 42 per Trieste ottenuti da Ruzzier, Mastrangelo, Candussi e Fossati. Solo Tonut e Urbani non hanno partecipato al tiro al bersaglio. Insomma, per chi non se ne fosse accorto, l’Acegas è una fra le pochissime squadre del campionato ad avere 10 giocatori tutti in grado di stare in campo. Molte avversarie vanno in crisi già con il terzo cambio e alcune addirittura con il secondo. Certo, in questo avvio manca soprattutto Candussi, perchè a Imola Tonut e Harris sono andati già un po’ meglio rispetto alla prima. Quando tutti saranno cresciuti a livello uniforme anche in eclettismo tattico (e con un po’ di pazienza accadrà, si può già capire), allora l’asticella di questa squadra si alzerà notevolmente.
Una lancia, in conclusione, va spezzata a favore di Harris. A Imola, per fare spazio anche a Hoover, ha iniziato da “4” e ci ha giocato a lungo. Un ruolo che al tiro gli ha tolto ulteriore brillantezza e soluzioni, ma nel quale si è sacrificato lavorando umilmente a beneficio della squadra. Insomma, ha fatto legna lontano dai riflettori e non è stato affatto malaccio. In difesa se l’è dovuta vedere con gente più grande di lui mentre in fase offensiva bisogna anche ringraziare lui se gli altri tiratori perimetrali hanno colpito a ripetizione: stando più vicino al canestro, attraeva in area i marcatori avversari, lasciando così spazi liberi i suoi compagni sull’arco. Fin quando non si mette a segnare, può essere utile anche così.
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