Addio a Paolo Zigante, storica voce dell’Unione

Il popolare radiocronista morto a 61 anni. Ha raccontato decine di stagioni alabardate, dai momenti bui delle retrocessioni alla risalita dalla C2 in B

di Maurizio Cattaruzza

TRIESTE

Paolo Zigante non c'è più. A soli 61 anni la voce storica della Triestina ha chiuso per sempre il suo microfono. Lo ha stroncato un attacco cardiaco ma era da tempo malato.

Attraverso le sue appassionate radiocronache aveva raccontato mille battaglie dell’Unione dagli anni bui delle retrocessioni alla fantastica cavalcata dalla C2 alla serie B. In tempi in cui non c'erano Sky e internet, Zigante alla radio spopolava. La sua voce leggermente nasale, ma sempre nitida e chiara, entrava ogni domenica pomeriggio in migliaia di case specialmente quando la Triestina giocava in trasferta. I tifosi alabardati erano tutti lì, con la radio incollata all'orecchio a vivere le emozioni filtrate dalla radiocronaca di Zigante con mogli e fidanzate spesso insofferenti.

Al fischio di'inizio Paolino partiva a cento all'ora rimanendo praticamente in apnea per 90’. Dalle sfumature del suo tono di voce era facile capire subito, al di là del risultato, se l’Unione era in difficoltà o stava per prendere il sopravvento. Una vera macchina da guerra. Una voce diventata viavia familiare.

Durante i lunghi viaggi in macchina per seguire le partite degli alabardati, Zigante non faceva che parlare di questa sua doppia passione che poi era diventata un tutt'uno: il calcio e la radio. Da piccolo si era fatto regalare una di quei transistor portatili che costavano poco e passava ore e ore ad ascoltare soprattutto le radiocranache delle partite. Voleva rubare i trucchi del mestiere a leggende allora viventi come Nicolò Carosio.

Paolo aveva capito una cosa fondamentale: più della dizione e dei commenti tecnici, contavano il ritmo e un linguaggio semplice ed efficace che potesse arrivare a tutti senza indugiare stucchevolmente sui moduli 4-4-2 o 4-3-3. Era diventato abilissimo a ubriacare l'ascoltatore di parole, talvolta anche a scapito della precisione. Ma di questo quasi nessuno ci faceva caso. Con la sua enfasi, con la sua radiocronaca raccontata senza respiro, sembrava di essere in campo, si percepivano chiaramente l'atmosfera della partita e chiudendo gli occhi pareva di sentire anche il profumo dell’erba. Non c’era fiction nelle sue radiocronache “artigianali”. E del resto Zigante era figlio d'arte. Suo padre aveva lavorato per diverse testate e a Trieste aveva fondato anche un settimanale trasmettendo al figlio il virus del giornalismo.

Pochi sanno però che per Paolo il giornalismo radiofonico è stato un hobby. «Erano tempi duri, ero stato costretto ad andare presto a lavorare nelle Cooperative Operaie per dare un contributo in famiglia». Alle Coop era rimasto per una vita assumendo anche ruoli di responsabilità. La domenica si trasformava in giornalista sobbarcandosi grandi sacrifici per essere regolarmente sul posto di lavoro il lunedì mattina. Le due attività erano entrate in rotta di collisione solo nell'anno della seri D quando la Triestina era stata costretta a giocare di sabato. Zigante erano stato obbligato a chiedere molti permessi, poi il problema era stato risolto.

Zigante rincorreva un sogno che non è riuscito mai a catturare. «Non appena vado in pensione, potrò finalmente dedicarmi a tempo pieno al giornalismo. Voglio curare nuove rubriche calcistiche per RadioAttività e scrivere di sport anche sulla carta stampata».

In pensione ci è andato ma un destino cinico e baro gli ha sbarrato la strada. Una malattia che lo ha lentamente aggredito minandogli anche la vista e una serie di lutti familiari avevano spento la sua verve. Quando stava meglio, tornava a collaborare con RadioAttività per fare almeno la seconda voce, il commentatore. Una carriera che aveva cominciato a Radio Ombra, occupandosi subito della Triestina.

Da subito molto ambito, era passato a Radio Stereo ma le sue stagioni migliori le aveva a Radio4 con Sergio Orlandi. Emittente che poi era stata assorbita da RadioAttività, di cui Zigante era diventato la "prima punta" della testata sportiva.

Ci mancherai Paolo, ma la Triestina di queste ultime stagioni non meritava la tua voce.

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