Addio a Renato Bensa maestro di gioco e vita Allenò generazioni di giocatori goriziani

Aveva 96 anni. Iniziò come calciatore nella Pro ma poi si appassionò alla pallacanestro. I funerali mercoledì



Era un uomo semplice, dai valori sani e profondi. E al tempo stesso anche un pezzo di storia dello sport isontino. Un esempio per tanti, tantissimi che lo hanno conosciuto, a Gorizia e non solo. Soprattutto, però, un grande, grandissimo allenatore di pallacanestro. Anzi, l’allenatore per eccellenza di generazioni di goriziani, che oggi lo piangono. Perché ieri mattina se n’è andato coach Renato Bensa, autentica istituzione della palla a spicchi isontina.

Aveva 96 anni, e da una decina di giorni era ricoverato all’ospedale San Giovanni di Dio. Se per 42 anni ha lavorato come dipendente pubblico, specie negli uffici dell’Asl, la sua vita è stata indiscutibilmente lo sport, la pallacanestro. Molto più di una passione, una vocazione. Eppure il suo primo pallone era stato quello da calcio, visto che, giovanissimo, militò nella Pro Gorizia che proprio suo zio, peraltro, aveva contribuito a far nascere. Poi però in riva all’Isonzo arrivarono gli americani e portarono il gioco dei canestri inventato da Naismith, di cui Renato si innamorò perdutamente. Un sentimento ricambiato con un talento innato, da giocatore ma soprattutto insegnante: Bensa giocò per tutta la carriera (da playmaker) con quella sezione pallacanestro dell’Ugg di cui fu tra i fondatori, poi iniziò il lunghissimo percorso da allenatore concluso solo dopo gli ottant’anni.

Storico tecnico del vivaio dell’Unione ginnastica goriziana, Bensa allenò però pure la prima squadra della Naynform Udine in Serie B (allora della stessa proprietà Petrarca di Gorizia), e in seguito formazioni di serie minori come Edera, Libertas o Ardita.

Non c’è giocatore dell’epoca d’oro del basket goriziano, ex giocatore o semplice appassionato di pallacanestro nel capoluogo isontino che non abbia nel cuore un ricordo che lo riguarda. Preparatissimo tecnicamente, Bensa era un fautore della difesa a pressing e dello sviluppo della “transizione”, un coach talvolta anche severo ma sempre giusto. Uomo grintoso ma schivo, che non amava i riflettori – anche quando, come nel 2016, il Comune gli concesse il Sigillo della città - ma sapeva essere affabile e spiritoso.

«Soprattutto sapeva perdere, cosa non facile, e insegnava che nella vita come nello sport quel che conta davvero sono i valori», lo ricorda commossa la figlia Anna. Per molti versi è come se avesse centinaia di fratelli, tutti coloro che sono cresciuti su un campo con gli insegnamenti di coach Bensa. «Che è stato un grande uomo, oltre che un grande sportivo, e la speranza è che la sua eredità possa essere portata avanti dai goriziani che l’hanno conosciuto», dice l’assessore comunale allo Sport Stefano Ceretta, mentre il deputato goriziano Guido Germano Pettarin (e presidente della Fidal regionale) lo omaggia come «un uomo di umanità impareggiabile, e un gigante dal punto di vista tecnico e sportivo, una perdita enorme per la nostra città».

Per tutti questi motivi, così come sono tanti coloro che oggi sono in lutto, moltissimi di certo vorranno portare a Bensa un ultimo saluto.

La camera ardente sarà aperta mercoledì dalle 10 nella cappella dell’ospedale di Gorizia, dove poi dalle 12.45 si svolgerà il funerale. —



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