Addio ad Annarita Sidoti, piccola grande regina della marcia

di STEFANO TAMBURINI Piangeva e rideva al tempo stesso, con il cuore gonfio di gioia e d’orgoglio, quando spuntò in fondo al televisore per prendersi una medaglia d’oro marciando così veloce e in...
Di Stefano Tamburini
L'italiana Annarita Sidoti esultante compie il giro dello stadio con la bandiera italiana dopo aver vinto la medaglia d'oro nei dieci km di marcia dei mondiali di atletica leggera ad Atene, il 7 agosto 1997. ANJA NIEDRINGHAUS/ANSA/TO
L'italiana Annarita Sidoti esultante compie il giro dello stadio con la bandiera italiana dopo aver vinto la medaglia d'oro nei dieci km di marcia dei mondiali di atletica leggera ad Atene, il 7 agosto 1997. ANJA NIEDRINGHAUS/ANSA/TO

di STEFANO TAMBURINI

Piangeva e rideva al tempo stesso, con il cuore gonfio di gioia e d’orgoglio, quando spuntò in fondo al televisore per prendersi una medaglia d’oro marciando così veloce e in bello stile che quasi sembrava volasse. Era il primo titolo d’Europa per Annarita Sidoti: aveva 21 anni, e quel giorno a Spalato (1990) avrebbe dovuto essere solo una riserva azzurra nei 10 chilometri di marcia. Solo che una compagna che non stava troppo bene le lasciò il posto e lei andò a vincere mentre i tecnici azzurri e gli altri atleti quasi non ci credevano. Piangeva e rideva anche mentre festeggiava e, dopo, raccontò a tutti che non ci credeva neanche lei. Poi, ricacciando indietro le lacrime, confidò il suo pensiero degli ultimi chilometri: «Non mi faccio prendere più, neanche se dovessi morire».

Fa venire i brividi e stringere il cuore rivederlo adesso quel filmato che si chiude proprio con questa frase, ora che Annarita Sidoti se n’è andata, a 45 anni, con tre figli da crescere e tantissime cose da fare. Ha provato a non farsi riprendere dal cancro, che l’ha inseguita per sei lunghi anni prima di averla vinta. E anche in questo c’è il significato di una tenacia che spesso la si trova più facilmente negli atleti che prima di essere grandi in pista, in campo, in piscina o in pedana lo sono ancor di più fuori.

Annarita era una piccola grande donna: 40 chili scarsi, un metro e mezzo scarso d’altezza e un’immensa statura. Nell’atletica italiana seconda solo a quella di Sara Simeoni. Dopo il primo soprendente titolo europeo del 1990 ne aveva vinto un altro, 8 anni dopo a Budapest, con il grande intermezzo di un Mondiale ad Atene nel 1997. Dieci chilometri marciando al ritmo di 4 minuti e 17 secondi al chilometro, roba che un buon amatore non riesce a fare neanche correndo, sempre in testa, sicura di se stessa e di quel che stava facendo. In mezzo 10 titoli italiani, 3 Olimpiadi, un argento europeo e tante altre gioie sportive.

Veniva da Gioiosa Marea, in provincia di Messina, dove ieri si è arresa a un avversario purtroppo imbattibile, un tumore al cervello. Tutta la sua esistenza è stata, e ancora lo è, uno spot al coraggio e alla volontà. Era veramente uno di quegli atleti che, come sosteneva Muhammad Alì, non si costruiscono in palestra, ma da qualcosa che hanno nel profondo. Abile e volenterosa, certo, ma la seconda qualità contava di più, molto di più. E non aveva smesso di essere così una volta abbandonato l’agonismo. Era stata assessore allo sport del suo Comune e aveva recitato nel film “Le complici” di Emanuela Piovano. Il resto era stato tutto all’insegna dell’impegno sociale, con la stessa tenacia che aveva in pista e sulle strade. Val la pena andarsele a riguardare le sue gare, almeno i finali e i suoi pianti del dopo: esprimono gioia pura, in quegli sguardi felici si coglie il sacrificio che sboccia nel trionfo. Che poi sarebbe l’essenza dello sport pulito. Certo, vince uno solo ma i successi di Annarita finiscono per essere anche di tutti quelli che ci hanno provato dando tutto.

Quel giorno a Spalato, l’aveva detto: «Non mi faccio prendere più, neanche se dovessi morire». Ed è andata proprio così: è morta lasciandoci l’esempio di quelle migliaia di passi messi in fila inseguendo un sogno, la lealtà della sfida prima di tutto a se stessi e poi agli altri. Che la terra le sia lieve.

@s__tamburini

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo