Agostini: «Io piansi tre giorni solo il vino migliora col tempo»

A 79 anni, l’ex pilota è ancora quello che ha vinto più di ogni altro «Lo ringrazio, perché ha smesso prima di battere tutti i miei record» 
Giorgio Viberti

L’intervista



Secondo molti Giacomo Agostini, 79 anni, è stato il più grande pilota motociclistico della storia. E comunque detiene ancora i record di Mondiali conquistati (15, in 13 stagioni), dei Gp vinti (123) e delle presenze sul podio (163) nelle 190 gare disputate.

Agostini, come ha preso la notizia del ritiro di Rossi?

«Ha avuto rispetto di me, si è ritirato senza battere i miei record e di questo lo ringrazio. Scherzo, naturalmente. Credo che sia stata una decisione molto difficile, anche se nell’aria».

Ha fatto bene?

«Solo lui lo sa. È sempre triste lasciare il mondo che ti ha dato fama, adrenalina, benessere, ma prima o poi quel giorno arriva. Io piansi per tre giorni quando capitò a me. Bisogna farsi coraggio».

Lei a quanti anni disse basta? E perché?

«Avevo 37 anni e riuscivo ancora a fare buoni piazzamenti, ma tutti dicevano che Ago era finito. Quando sei abituato a vincere, anche un 2º o un 3º posto sono difficili da digerire. Nel mio caso poi mi sentivo quasi un sopravvissuto, perché allora era molto più pericoloso correre e tanti piloti morivano per incidente. A me è andata bene».

Ma Rossi non ha aspettato persino troppo a dire basta?

«Ho imparato sulla mia pelle che contro l'orologio della vita non c'è niente da fare, va sempre più veloce di te. Oltre una certa età continuano solo alcuni pugili, ma per fare degli show, più che dei combattimenti Nel motociclismo è diverso. Solo il vino migliora col tempo. Ma qualche volta diventa aceto».

Che cosa è stato decisivo nella scelta di Valentino?

«Direi la mancanza di risultati, per cui è stato messo da parte. Se no avrebbe continuato».

Però altri atleti attempati, come Buffon, vanno avanti: non poteva farlo anche lui?

«Sono mondi e sport diversi. In certe situazioni bisognerebbe guardare avanti, a quello di nuovo e diverso che si potrebbe fare e non solo a quello che si è stati in passato. La vita ti può dare altre belle soddisfazioni, anche se non saranno mai come quelle che hai lasciato. Valentino comunque resterà nei motori e si darà alle auto, dove ha già avuto qualche incoraggiante esperienza».

Una scelta saggia? O non sarebbe meglio cambiare radicalmente vita?

«Credo che faccia bene. Così resterà in un mondo simile a quello che lascia e comunque non avrà pressioni addosso. Con le auto nessuno si aspetterà che vinca come ha fatto sulle moto. È un bel vantaggio».

Dicono che Valentino sia un Peter Pan, incapace di accettare il tempo che passa.

«Un po’ lo capisco, è difficile staccarsi del tutto da un mondo che ti ha eletto numero 1. Ma passare alle auto sarà un modo più graduale e indolore per staccarsi dalle moto. E comunque Rossi potrebbe fare con successo tante altre cose. Non avrà problemi e trovare una nuova dimensione».

Che consiglio gli darebbe?

«Non credo che ne abbia bisogno. Posso solo dirgli di ascoltarsi, cercare di capire che cosa vuole veramente e perché. Poi non dia retta a nessuno e faccia quello che si sente».

Sia sincero: chi è stato il più grande tra lei e Valentino?

«Se lo chiedete a me dico Agostini, ma se fate la domanda a Valentino lui risponderà Rossi. I piloti sono così, credono sempre di essere i migliori. Non sono la persona giusta per giudicare con obiettività».

In MotoGp c’è un altro Rossi?

«Fra i piloti italiani temo di no. In assoluto forse Marc Marquez, ma se torna quello che era prima dell’incidente. Per adesso non vedo un altro un altro Valentino, nè come qualità e valore del pilota, nè come spessore del personaggio». —

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