Alma duttile ed esperta

Dopo le vittorie con Verona e Fortitudo, viene indicata fra le favorite
Di Matteo Contessa
Foto BRUNI 05.02.17 Basket Alma Trieste- Fortitudo Bologna-Dalmasson
Foto BRUNI 05.02.17 Basket Alma Trieste- Fortitudo Bologna-Dalmasson

TRIESTE. Con la tredicesima vittoria nelle ultime 15 partite giocate (e non 12 su 14, come abbiamo erroneamente scritto nell’edizione di ieri) l’Alma è definitivamente entrata nel ristrettissimo club delle candidate alla vittoria della stagione regolare nel girone Est. Sulla carta, un pronostico molto azzardato. Ma i campionati non si vincono con le figurine e proprio la classifica attuale sta a dimostrarlo. E quindi, pur toccando ogni metallo possibile, l’ipotesi non è fantascientifica. Perchè la doppietta contro Verona e Fortitudo Bologna ha evidenziato una volta di più le caratteristiche di questa squadra che dovrebbero metterla al riparo da crolli improvvisi. Proviamo ad analizzarle.

L’UNITÀ DEL GRUPPO

È la caratteristica basilare che Dalmasson ha sempre previlegiato nella costruzione dei roster in questi 7 anni triestini. Una caratteristica che quest’anno è ulteriormente amplificata. Perchè al gruppo di giocatori locali, che oltre alla professionalità mettono in campo l’orgoglio dell’appartenenza al territorio e l’attaccamento alla squadra della quale sono innanzitutto tifosi, si sono aggiunti altri uomini e atleti navigati, che con l’esperienza acquisita sanno come si gettano le basi per una squadra vincente. E in questo contesto i due americani si sono inseriti alla perfezione.

LA DUTTILITÀ TATTICA

Con una rosa zeppa di giocatori intercambiabili, per le avversarie è diventato un rompicapo comprendere e quindi neutralizzare il gioco dei biancorossi. Forse l’unico con un unico ruolo ben definito è proprio Cittadini, per il resto tutti possono fare tutto. Chi può dire, vedendoli, se Parks e Green in campo giochino da guardie, ali piccole, ali forti? Chi può sapere se nell’azione successiva Da Ros farà il centro, l’ala forte o il playmaker? E Pecile, Bossi, Baldasso, Prandin che iniziano l’azione in un ruolo e la finiscono in un altro, scambiandoseli con gli altri? Parks e Da Ros in campo insieme da lunghi, per esempio, hanno fatto diventare matti gli avversari, piuttosto che ammattire loro stessi a marcare gli altri. In tutto questo ci sono poi il “fattore Da Ros”, l’uomo che ha preso in mano le chiavi della squadra e ne è diventato il tuttofare, e la chirurgica capacità di Pecile di fare sempre la cosa giusta nel momento giusto per farla.

LE ROTAZIONI DIMINUITE

I “10 uomini 10” degli anni scorsi quest’anno sono stati accantonati, adesso la squadra gioca in 8 più qualche sporadico ricorso a Simioni, Gobbato, Ferraro. Questo fatto, sommato al maggior tasso di esperienza, ha accelerato la conoscenza fra gli uomini in campo e l’acquisizione più celere degli automatismi di gioco e di neutralizzazione degli avversari. Riducendo così le fasi di confusione che negli anni scorsi si verificavano quando i tanti giovani in campo, con poca o nulla esperienza, dovevano adattarsi in tempo reale alle tante diverse situazioni che venivano a crearsi con le frequenti rotazioni cui Dalmasson era spesso costretto.

I TECNICI-PSICOLOGI

Questo è un aspetto che c’è, è importante, ma naturalmente non si vede, si svolge dietro le quinte. Le lunghe “confessioni” di Dalmasson ai singoli giocatori, il supporto miratamente “sdrammatico” di Praticò, il rapporto da “fratello” di Legovich sono d’importanza capitale, per tenere i giocatori sempre sereni e motivati.

LA PRONTEZZA ATLETICA

Un’altra caratteristica consolidata di questa squadra è la qualità atletica complessiva della squadra. Quando le altre iniziano a stare sulle ginocchia, l’Alma inizia a correre e finisce sprintando. Non solo contro Verona e Fortitudo, ma in tutta questa lunga striscia vincente, i biancorossi sono usciti irresistibilmente nei finali. Il lavoro personalizzato del professor Paolo Paoli ormai ha la precisione di un cronografo svizzero e tutti riescono ad essere sempre “in tiro”, quasi senza infortuni muscolari.

LA PRESENZA DEL CLUB

Last, but not least, la vicinanza della società alla squadra. Negli anni scorsi, soprattutto nelle trasferte, i biancorossi sembravano un gruppo di amici che si erano fatti la squadretta per loro piacere e si autogestivano le trasferte, tanto erano soli: giocatori, coach e vice, team manager e magazziniere (non sempre). Punto. Adesso c’è una dirigenza vicina e presente, che sa proteggere, stimolare, richiamare, seguire, la squadra. E che (come dimostrano le ultime uscite dell’ad Mauro e del presidente Marzini in sala stampa post-partita) sa anche far sentire la propria voce. Sentirsi con le spalle protette rende tranquilla e sicura la squadra e anche questo, in campo, è un valore aggiunto.

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