Ascagni: «Una fine inspiegabile»

TRIESTE. Se Totò De Falco era stato fondamentale con tutti i suoi gol, Tiziano Ascagni ci aveva messo assist, estro e giocate fantastiche per riportare la Triestina in serie B: sono passati quasi trent’anni da quel campionato 1982-83 terminato con la promozione fra i cadetti sotto la guida di Buffoni. E Titti (così lo chiamavano i tifosi) di promozioni in carriera ne ha ottenute parecchie, addirittura sei, eppure elegge ancora quella di Trieste come quella che gli ha dato le maggiori soddisfazioni.
E allora Ascagni, di fronte al fallimento dell’Unione, non poteva che accogliere con favore l’iniziativa della sottoscrizione voluta dai tifosi e appoggiata da Il Piccolo per acquisire il marchio e il patrimonio storico della Triestina Calcio. «Va dato atto ai tifosi – afferma Ascagni –, che mettono in piedi queste iniziative per far sopravvivere il marchio di una società, un grande attaccamento ai colori e alla maglia. Anzi, con tutto quello che accade in questo periodo in Italia, questo attaccamento è davvero da medaglia. I triestini stanno dimostrando un orgoglio davvero particolare».
Ma a prescindere dall’iniziativa dei tifosi e dalla questione sul marchio, ad Ascagni preme soprattutto una pronta ripartenza della Triestina Calcio: «Qui ci vuole qualcuno che ami davvero tanto Trieste e sappia tirar fuori la società alabardata da questo grande impiccio. Sono sincero, io questa cosa continuo a considerarla un enorme dilemma inspiegabile, non riesco a capire come si sia potuti cadere così in basso. Mai avrei pensato che la Triestina potesse fare una fine di questo genere dopo gli anni che ha vissuto. Mi sembra strano e continuo a ritenere pazzesco che nessuno abbia saputo interpretare nel modo migliore una città così, e non la possa portare agli splendori che merita».
Un’incredulità evidentemente figlia delle emozioni che Ascagni aveva vissuto a Trieste trent’anni fa: «Io ho vinto sei campionati, ma quello di Trieste è stata una cosa incredibile: ho visto una città esplodere di gioia, ma era una gioia che andava oltre il calcio, era qualcosa di spontaneo che veniva da dentro e che in quel momento si rivelava tramite il successo calcistico. E io, personalmente, in quell’occasioneho assaporato una gioia incredibile».
Già da vari anni Ascagni sta lavorando con il settore giovanile della Cremonese in un ruolo davvero particolare, quello di maestro della tecnica. Un impegno che gli si addice, visto che Titti di tecnica ne aveva in abbondanza: «All’inizio ero partito un po’ titubante in questa strana veste, ma ho visto che anche lavorare con un singolo o un piccolo gruppo e vedere che chi ti ascolta impara trucchi e consigli riguardanti la tecnica, regala un piacere simile a quello di vincere una partita. Ora bisogna vedere se continuerò ancora in questa veste, perché a dire la verità la squadra e il gruppo mi mancano un po’. Vedremo, e chissà che in futuro non venga a lavorare proprio a Trieste».
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