Bolzan: Capo Horn grande emozione in condizioni estreme

ROMANS D’ISONZO. Tre giorni a casa, a Romans d’Isonzo, per abbracciare genitori e morosa prima di lanciarsi nella fase finale della Volvo Ocean race, dal Brasile alla Svezia attraverso le ultime quattro tappe. Ma negli occhi di Alberto Bolzan, il trentaduenne della Triestina della Vela unico italiano a partecipare alla mitica regata partita l’11 ottobre scorso da Alicante, in Spagna, ci sono ancora tutte le emozioni dell’ultima tappa arrivata domenica sera a Itajaì, in Brasile dopo essere scattata da Auckland e aver toccato il mitico Capo Horn.
Capo Horn: un’esperienza straordinaria, che noi comuni mortali possiamo solo immaginare...
Un’esperienza assolutamente unica, il sogno di una vita che si realizza, l’obiettivo che chiunque abbia questa passione vuole raggiungere. Sin da ragazzino sognavo questa regata, l’ho sempre seguita leggendo tutto quello che c’era da leggere, e sapevo che Capo Horn era il top, il passaggio più significativo. Avere l’occasione di vivere questa esperienza e tra l’altro passare il Capo in prima posizione è stata una soddisfazione enorme, impossibile da raccontare a parole.
Capo Horn ma non solo: quella negli Oceani del Sud è stata una tappa durissima.
Pazzesca. Siamo partiti dalla Nuova Zelanda il 18 marzo e siamo arrivati in Brasile domenica, tra l’altro, devo dirlo, accolti da una folla incredibile. Per almeno 12 giorni abbiamo affrontato condizioni durissime, navigando a oltre 25 nodi di media, in situazioni tutte al limite, sempre bagnati, con un freddo indicibile. Non so nemmeno quanti giorni ho passato senza dormire... Ma vi assicuro: in quei momenti non ci pensi, non molli un secondo, riesci a essere concentrato sempre al top. Anche se capita, come è capitato a noi di Alvimedica, di fare 25 strambate in 24 ore...
...come vivere nella centrifuga di una lavatrice per giorni...
Peggio, assolutamente peggio!
A bordo avevate in questa tappa il neozelandese Stu Bannatyne, sette Ocean di cui tre vinte...
Avevamo conosciuto Stu già negli allenamenti prima del via da Alicante e in regata si è confermato persona di un’esperienza pazzesca, l’aiuto che ci ha dato è stato enorme.
In Brasile con Alvimedica avete conquistato il secondo terzo posto di tappa dopo quello in Cina, ancora una volta in un arrivo in volata, con i primi quattro in meno di un’ora.
Il ritmo è altissimo, in regata, anche in mezzo all’oceano vedi praticamente sempre la vela di qualche avversario. Questa edizione della Ocean race è la più livellata di sempre, è come vivere dei “bastone”, ma lunghi venti giorni... Non dico un cambio vela sbagliato, ma anche la... necessità di soffiarsi il naso può decidere un podio.
Come è lo spirito a bordo di Alvimedica?
Siamo l’equipaggio dall’età media più giovane, under 30, di tutta la flotta, per la maggior parte di noi è la prima Ocean race e stiamo crescendo giorno dopo giorno, tappa dopo tappa: il secondo podio colto in Brasile lo ha confermato e vi assicuro che a bordo la tensione alla vittoria è massima in ogni singolo minuto.
Adesso vi attende, partenza il 19 aprile, la tappa fino a Newport, Stati Uniti, e quindi la traversata per Lisbona prima delle ultime due brevi tappe europee...
E non saranno passeggiate. In questa prossima tappa ci saranno ad esempio da affrontare le correnti del Golfo, poi in Atlantico da Newport a Lisbona condizioni in questa stagione molto dure: ricordo che Telefonica, nella passata edizione della Volvo Ocean race, ha rotto tre volte il timone... E poi le ultime tappe europee, brevissime: ma se si arriva con distacchi di pochi minuti o anche meno dopo tappe di 5mila miglia quanto saranno tirate quelle finali di 600 o 900 miglia?
E per Alvimedica continua la rincorsa al podio della classifica generale, oggi comandata da Abu Dhabi.
Lavoriamo per quello, i risultati ci confortano, siamo concentrati al massimo. Noi ci crediamo. Per onorare al massimo una regata che è un sogno che è diventato realtà.
@GuidoBarella
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