Boniciolli: «L’Alma e la mia Fortitudo si assomigliano»

TRIESTE. All’andata si era ripromesso di scegliere il silenzio, per stemperare le tensioni in vista della gara al PalaRubini. Ma domani, domenica, Eternedile-Alma Trieste si gioca al PalaDozza. E da Bologna Matteo Boniciolli è un fiume in piena. Provocazioni, certezze, critiche, che ne fanno un personaggio in un contesto sciapo come lo scenario del basket nazionale.
«Siamo stati bravi a resistere a un momento di difficoltà. Il gruppo italiano è, Carraretto a parte, quello dell’anno scorso. Abbiamo avuto problemi fisici con gli Usa, Amoroso è arrivato da poco. Ma a Verona abbiamo fatto la partita perfetta e nei play-off potremo giocarcela».
Questa è la sua terza esperienza a Bologna. Ci sono tornato volentieri. Città magnifica, bella gente, vicina a casa. Per me è una grande sfida, avevo lasciato la Fortitudo in modo traumatico dopo aver vinto un derby contro la Virtus di Tanjevic. Il giorno dopo Savic mi liquidò. Quando sono arrivato l’anno scorso eravamo terzi in B2, abbiamo infilato un bilancio di 17 vittorie e una sconfitta. E cerchiamo di far progredire i giocatori. Abbiamo lanciato Cambi in play a 17 anni, rilanciato Montano da regista a guardia, anche gli stranieri sono disposti a mettersi in gioco. Daniel era conosciuto come atleta verticale, ora vogliamo portarlo ad agire da 4, abituandolo a prendersi tiri a tre. Metamorfosi possibili grazie a uno staff di alto livello. Stefano Comuzzo qui lavora esclusivamente sulla crescita individuale dei giocatori.
Domani sbarca al PalaDozza l’Alma. Che ha tanta voglia di sorprendere. Vedo bene Trieste, sia dal punto di vista tecnico che strutturale. Azzardo un paragone.
Azzardi... Ci assomigliamo. Diamo spazio ai giovani, giochiamo un basket fisico, aggressivo. Pochi gli elementi esperti e selezionati. Pecile voi, Carraretto noi. La gente giusta per far crescere la squadra.
E in panchina Dalmasson. La vera fortuna della Pallacanestro Trieste. Credo sia giusto inserirlo nella galleria degli allenatori che hanno fatto la storia biancorossa. Lombardi è stato il protagonista dell’Hurlingham da battaglia, Tanjevic ha rappresentato l’epoca Stefanel dei grandi investimenti, Pancotto ha dato solidità. Dalmasson è degno di stare con loro.
La scorsa estate ha lasciato il ruolo di coordinatore di BasketTrieste. Andando a Bologna mi è sembrato serio chiudere una fase aperta anni fa su coinvolgimento di Dipiazza e Paniccia. Era necessario creare una struttura che facesse da filtro tra la prima squadra e le realtà del territorio. Un’idea che rimane valida nonostante piccole ostilità da bottega. Sono convinto che il volontariato e l’entusiasmo siano valori importanti ma per fare il salto di qualità ci vogliono competenze professionali e noi le abbiamo date anche se questo a Trieste è difficile da riconoscere. Restano sacche di resistenza.
I due figli giocano in biancorosso. Pietro ha potuto anche esordire in prima squadra e Francesco è stato appena convocato a un raduno dell’Under 15.
Boniciolli, lei e suo padre avevate acquisito quote della Pallacanestro Trieste. La mia famiglia aveva investito una cifra piuttosto importante a fondo perduto a beneficio della sopravvivenza del basket a Trieste. Io sono contento di aver dato mentre in compenso tanti si limitavano a parlare, la specialità della casa...
Polemico... Essendo triestino, posso giudicare la mia città. La trovo molto complicata e il rapporto tra chi parla e chi investe è molto squilibrato. Ciò non toglie che, ad esempio, ho apprezzato che i tifosi tre anni fa si siano mossi per salvare il club con la campagna abbonamenti anticipata - un’iniziativa che mi chiedo perchè non sia stata ripetuta - e ho grande simpatia per uno come Vasco Vascotto. Ma...
Sospettavamo un “ma”... ...Ma resto in fiduciosa attesa degli sviluppi di certe mobilitazioni. Vorrei capire Trieste scende in campo, entra in gioco o quel che è, cosa produce e produrrà concretamente. E intanto si saluta con entusiasmo l’arrivo di uno sponsor da Codroipo!
Allarghiamo l’orizzonte. La Nazionale è stata affidata a Ettore Messina. Il miglior allenatore italiano di sempre. Ma nessuno può fare miracoli. Ci sono problemi da risolvere e il basket italiano dovrebbe farsi un esame di coscienza.
Perché? Un esempio. Se in due edizioni degli Europei ci siamo presentati prima con Maestranzi play e poi con Diener significa che non produciamo più registi. Torneremo a vincere quando ci sarà un play di livello europeo. Per come siamo messi, se giocassero ora Fischetto e Cordella sarebbero inamovibili in questa Nazionale...
In serie A tornerà il tricolore a Milano? Se puoi permetterti il miglior play continentale, Kalnietis, e prendi come ottavo straniero Batista, facile che vinci. In questi anni mi pare però che gli investimenti non siano stati compensati dai risultati.
La Reyer non sta mantenendo le attese... Premetto: chi investe nel basket merita solo ringraziamenti. Ma Venezia incarna un paradosso: tutti hanno celebrato il suo settore giovanile ma gli unici due giovani in prima squadra sono stati prodotti dalla Pallacanestro Trieste. Ruzzier e Tonut.
Boniciolli, cosa c’è nel suo futuro? Non voglio morire in panchina e non accadrà. Quando avrò concluso questo ciclo a Bologna, mi piacerebbe tornare ad allenare le giovanili e mettere a disposizione le mie competenze.Mi resta comunque una presunzione.
Quale? Credo di aver dimostrato di essere da dirigente ancora più bravo che da coach. In ogni caso sono sicuro di una cosa. Non sarò uno di quelli che annunciano il ritiro e l’anno dopo tornano in panchina.
Ce ne sono? Hai voglia...
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