Crisi Triestina, Costantini: “La società non è sana, gestione insensata”
L’ex giocatore e allenatore sul futuro dell’Unione: “Spero in un anno di transizione in C”

Maurizio Costantini con la sua esperienza da allenatore e dirigente, e da presidente dell’Aia Trieste, è esterrefatto dalla gestione del presidente della Triestina, Benjamin Lee Rosenzweig.
La rosa alabardata si dovrebbe radunare giovedì 31 luglio. Premessa, l’esistenza stessa della società è messa seriamente in dubbio dai disastri del presidente e del direttore generale Alex Menta. Mancano, se si parla di parte tecnica, direttore sportivo e allenatore.
Costantini, si può sperare di vedere luce all’orizzonte?
«Sembra evidente che la proprietà attuale non voglia cedere la società, lo dimostra quanto successo negli ultimi mesi. Le motivazioni le sanno solamente loro, la percezione da fuori è che vogliano tenersi la società, convinti di fare qualcosa o per qualche interesse di cui si fa fatica a venirne a capo».
Ma l’interesse primario non dovrebbe essere il calcio?
«Sembra sia passato in secondo ordine. Fa male per noi che viviamo di questo, per la gente che vive per ciò che sente appartenerle, la squadra della città».
Immaginiamo di essere un giocatore al quale il pomeriggio preraduno ti invitano a presentarti sette giorni dopo e badare per conto proprio a vitto ed alloggio.
«Stiamo parlando di professionisti, ed i professionisti della società dovrebbero mettere le persone nelle condizioni di fare al meglio il lavoro. Ai ragazzi più giovani rischia di creare una pericolosa sfiducia verso il nostro mondo».
Come presidente dell’associazione allenatori triestini cosa filtra nell’ambiente?
«La Triestina sta rappresentando qualcosa di drammatico a livello di gestione, di rapporti, di modi con cui fare attività».
Alla Trieste Victory Academy come sta vivendo la dispersione in casa Triestina?
«Arrivano famiglie da me come ad altre società e raccontano di situazioni di grande difficoltà. Hanno aspettato di avere notizie che non sono mai arrivate. Mi spiace tanto per Mark Strukelj al quale sono legato da una grande amicizia: si è trovato in questa baraonda senza poter dare informazioni alle famiglie, certamente non per colpe sue, lui ha fatto tutto il possibile».
Opzione A: domani parte l’attività. C’è margine per sperare di salvarsi?
«In società normali ho vissuto queste situazioni, mi è capitato a Salerno, con grandissimo ritardo. In una società sana, riesci a fare la squadra comunque, hai qualche problema all’inizio ma nel lungo periodo riesci. Il problema è che qui la società sana non c’è. E non parti da 0, parti con almeno 13 punti in meno».
Opzione B: la società continua a non pagare e rischia di sparire.
«Mi auguro si trovi una soluzione che produca un anno di transizione in C, benché con sofferenze. Anche se salvo miracoli in campo il risultato rischia di essere compromesso, ma che in qualche modo si sani la situazione a costo di partire dalla categoria inferiore. Venire estromessi sarebbe drammatico».
Chi può farlo?
«Una società che metta nelle condizioni di poter ripartire. Ritengo non sia possibile con questa proprietà, non hanno la minima credibilità e dopo due anni è inimmaginabile possano ricrearsi una verginità». —
Riproduzione riservata © Il Piccolo