D’Acunto: «Mi ispiro al San Giovanni»

TRIESTE. Il pallone, una volta entrato nel sangue, non se ne va più. Alla regola non sfugge Gennaro D’Acunto, direttore sportivo del Sant’Andrea-San Vito: «La mia rovina? Il presidente Marion – dice scherzando – che mi ha sollecitato all’impossibile per incaricarmi di riorganizzare la società. Me ne stavo tranquillo a fare il dirigente e allenatore di rappresentativa, dopo tanti anni da allenatore, ma alla fine ho ceduto…».
D’Acunto era il portiere dell’Internapoli in cui militavano Wilson e Chinaglia e un certo Renato Palcini. Classe ’44, per ragioni di lavoro salì a Ventimiglia e poi, dalla parte opposta, a Trieste: «Ho giocato per divertimento - racconta - nell’Esperia San Luigi, nel Supercaffè, nella Libertas e nella Fiamma. Poi ho iniziato ad allenare nei settori giovanili. Cinque anni ad Opicina, nove al San Giovanni e da quattro a Sant’Andrea. Stiamo facendo un buon lavoro - osserva - e siamo saliti di tono, grazie anche ai tecnici che sono con noi. La fortuna è avere il campo praticamente in città e in un rione che apprezza il nostro lavoro. Ormai - sottolinea siamo arrivati a 250 ragazzi così che, purtroppo, nessuno può allenarsi in più di metà campo. Il sogno sarebbe il campo a sette che era stato progettato davanti all’ingresso della palestra, ma la questione si è un po’ insabbiata».
Fondamentale è comunque avere una struttura solida: «L’abbiamo costruita – sottolinea D’Acunto – e i risultati sono arrivati: un gran bel gruppo in prima squadra, con Michelutti che molti ragazzi li allenava già quando erano allievi al San Luigi. Una parola in più - aggiunge - la dedico ai tanti genitori che si sono avvicinati e sono diventati bravi dirigenti e che, con molta professionalità, sanno organizzare».
La prima squadra come si propone? «Praticamente è la stessa che ha fatto i play-off, con qualche arrivo: Giovanni Gerbini, Simic e Dolsi dal San Luigi, De Feo, Petrucco, Pecchi e, probabilmente, Pighin, punta da San Daniele, in città per ragioni di studio. Nessun programma eclatante se non quello di divertirsi».
C’è la crisi… «Inutile negarlo – commenta D’Acunto – e in più gli sponsor, per paura del fisco, sono scappati. La nostra società fa attività goliardicamente e con pieno spirito dilettantistico. Il bilancio dev’essere in pari; se non avanza qualcosa non si può spendere. Chi viene da noi sa benissimo che più della pizza non può sperare. Abbiamo accordi con il San Luigi, e ottimi rapporti con Opicina, Cgs. e San Giovanni. Essendo stato nove anni con Spartaco Ventura - conclude - ho apprezzato l’idea organizzativa, e non nascondo di ispirarmi molto alla società rossonera”. (g.b.)
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