de Adamich, il pilota che imparò a nuotare al bagno Ausonia

TRIESTE. Tutto iniziò con le gare di - come si chiamavano all’epoca, i primissimi anni Sessanta - autosciatoria, con le classifiche stilate combinando i tempi fatti registrare al volante in prove di regolarità e quelli ottenuti sugli sci. Poi, a partire da lì e da una Triumph TR3 regalatagli per gli ottimi risultati con i quali era uscito dallo Scientifico, una vita che è un romanzo: per sintetizzare, pilota di Formula 1, giornalista televisivo di successo, inventore dei corsi di guida sicura e gestore dell’autodromo di Varano, attività, queste ultime due, che ancora oggi, a 76 anni, gestisce alla grande, con giri d’affari plurimilionari e un esercito di collaboratori da coordinare.
de Adamich e Trieste Ma la strada di Andrea de Adamich è partita da Trieste. A Trieste è nato - papà fiumano, mamma vicentina -, a Trieste ha vissuto tutto sommato poco ma a Trieste, ad esempio, ha imparato a nuotare, «all’Ausonia» ricorda ancora oggi: «e grazie a Trieste - aggiunge - con il mare ho sempre mantenuto un rapporto speciale». Ma Trieste per lui è anche il ricordo di uno dei più brutti incidenti in gara che gli siano mai capitati. «Gara in salita Trieste-Opicina - ricorda -: di solito correvo con una vettura con l’autobloccante al 75% ma la mia scuderia mi fornì un’auto con l’autobloccante al 100%. Alla prima doppia curva a S mi cappotto sull’asfalto, l’auto parte sul tetto, finisce contro un muretto che la taglia in due e mi fermo cinque metri più sotto. Mi sono svegliato in ospedale, non mi ricordavo nulla ma le fotografie che conservo ancora oggi dicono tutto...»
de Adamich in Formula1 Un triestino in Formula1 tra il ’68 e il ’73. Anzi: un triestino alla Ferrari (ma poi anche alla McLaren, alla March, alla Surtees e alla Brabham). In realtà quello con il Cavallino rampante fu un rapporto assai complicato. «Sono in squadra con Jacky Ickx e Chris Ammon e parto subito correndo forte, tanto forte. Ma non mi rendo nemmeno conto del perché. Diciamo che non vengo accompagnato come sarebbe stato necessario, non vengo gestito come si sarebbe dovuto fare...». Un incidente, poi un rapporto non facile con Enzo Ferrari. «Quando mi sento pronto vado da lui e gli dico “voglio tornare in pista”. Enzo Ferrari mi gela: “Sono io che decido chi corre”, mi dice». Quindi, il ritorno, una scelta sbagliata (spingere per i motori Alfa Romeo alla March), il rapporto difficile con John Surtees («l’unico nel mondo dei motori al quale non ho mai più stretto la mano...»), un altro bruttissimo incidente al volante della Brabham nel 1973. Ma intanto anche due quarti posti in gara, nel ’72 in Spagna e nel ’73 in Belgio.
de Adamich giornalista Pilota, sì. Ma non solo. Per dire: la figura del commentatore tecnico in tv l’ha inventata lui. Erano gli albori della tv commerciale quando iniziò ad andare in onda Grand Prix ad Antenna Nord, che nell’81 divenne Italia 1 e un anno dopo passò dalla Rusconi alla Fininvest: ecco, quando divenne Italia 1, l’unica “vecchia” trasmissione a resistere nel palinsesto fu la sua...
“Scuolaguida” de Adamich Un dì la Fiat acquista l’Alfa Romeo e chiama de Adamich (che nel frattempo aveva fatto anche l’imprenditore nel settore dell’abbigliamento con la linea “Marlboro by de Adamich” poi venduta alla Marzotto ma che con l’Alfa Romeo aveva sempre mantenuto un rapporto speciale) a Torino: cosa ci si può inventare per rispondere alla Bmw che per i suoi clienti si è inventata i corsi di guida veloce? de Adamich ci pensa un po’ su e poi, ecco, nascono i corsi di guida sicura. Dal ’90 a oggi è un crescendo continuo. Collabora anche con la Ferrari e la Maserati («Solo a Shanghai per loro organizzo otto corsi l’anno, poi ci sono quelli qua, tra Fiorano e Varano» sottolinea a mo’ di esempio), la società ha un giro d’affari di 10 milioni l’anno mentre quella con cui invece gestisce l’autodromo di Varano ha un giro d’affari da 2 milioni l’anno. Quattromila i clienti che frequentano i suoi corsi ogni anno in ogni angolo della Terra. «Tanti? Ma no, pensi a quanti sono quelli che hanno la patente!».
Insomma, pilota - l’unico triestino pilota in Formula 1, mica scherzi -, giornalista, imprenditore. Al volante, in tv, dietro una scrivania, sempre e comunque di successo. Una vita che è un romanzo. Con i primi passi mossi a Trieste. E le prime bracciate in mare fatte all’Ausonia.
GuidoBarella
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