De Angelis-Maio sfida tra donne: vinca il migliore

Lanciano-Triestina match delle presidentessa. La numero uno alabardata: «Sono operativa»
Lasorte Trieste 30/08/11 - Triestina, Presidente Crisitina De Angelis
Lasorte Trieste 30/08/11 - Triestina, Presidente Crisitina De Angelis

TRIESTE. «Per la pace e lo sviluppo della civiltà le donne devono avere più potere. Perché gli uomini hanno troppi privilegi che tendono a conservare». Forse scomodare il pensiero del Nobel Shimon Peres è troppo. Ma un pizzico di praticità e fantasia femminile può contribuire a far sì che il mondo del calcio cominci a prendersi un po’ meno sul serio. Domenica a Lanciano le due presidentesse della LegaPro, Valentina Maio e Cristina De Angelis, si troveranno faccia a faccia. È vero che entrambe sono un’emanazione maschile (il papà e il fidanzato sono i proprietari delle società) ma la loro presenza nel mondo del calcio è già un’interessante novità. Per la Triestina la nomina di Cristina De Angelis, milanese ma migrante tra Ravenna e Trieste, con un master per imprenditori del terziario e la passione per i cavalli, è un evento storico.

Lei ha detto io e Aletti siamo dei matti. Perché?

«Perché abbiamo accettato la ‘sfida Triestina Calcio’ a 2 settimane dall’inizio del campionato con l’obiettivo di portarla in serie A».

Ci descriva, se se la sente, sinteticamente chi è l'uomo Aletti.

«Beh…che dire…o lo si ama o lo si odia. E’ un leader e un trascinatore, è un uomo mentalmente avanti…diciamo che in famiglia non ci si annoia mai. Come fidanzata sono immensamente orgogliosa di lui».

Lei è una donna presidente in un mondo che ragiona al maschile. Pensa che una donna abbia delle caratteristiche che possono portare qualcosa di nuovo a questo ambiente?

«Credo che l’importante sia essere un buon presidente, aldilà del fatto di essere uomo o donna. E ciò significa spendere tutte le proprie energie per portare la squadra a giocare nel campionato che merita, gestendo bene la società a livello economico e facendo in modo che il calcio sia vissuto al meglio a livello sociale».

I calciatori sono spesso dei vanesi. Come pensa di affrontarli?

«Nel mondo dello sport c’è una selezione naturale, emergono solo gli atleti che hanno una certa disciplina. Noi, all’interno della Triestina, non abbiamo problemi di questo genere».

Oltre alla rappresentanza legale della Triestina di cosa si occuperà operativamente?

«Di tutto quello che è la Triestina Calcio, a 360 gradi».

Qual è anche a livello emotivo il ricordo o la sensazione più forte della sua esperienza assieme ad Aletti a Cesena?

«Avere vissuto come tifosa, e accanto ad Aletti, la scalata del Cesena dalla serie C alla serie A è stata una grande soddisfazione. Lo spessore di ogni sfida sta nel continuare a credere alla meta anche nei momenti in cui tutto il resto del mondo ha smesso di farlo».

L'ambiente triestino, non solo sul piano calcistico, è piuttosto scettico e brontolone. Ha qualche ricetta per motivarlo?

«Beh…un sano scetticiscmo è sinonimo di intelligenza. Devo ripetermi nuovamente, l’accoglienza calda e generosa del popolo triestino ci ha commosso e continua a commuoverci ogni giorno».

Cosa si aspetta da questa avventura a Trieste?

«Mi aspetto di vedere l’Unione in serie A. Trieste è una città di 240 mila abitanti, è capoluogo di Regione ed è una realtà mitteleuropea: i triestini non devono e non possono accettare una società che non si spenda totalmente per la serie A».

Lei ha parlato dell'importanza dei vivai e dell'educazione dei giovani. Detto da una donna ha un impatto forte. Come pensate di agire in questo senso?

«Come dico sempre, il vivaio è la base di ogni club. Ma per realizzarlo servono le strutture e in questo senso ci stiamo muovendo, creando passo dopo passo le condizioni perché sul territorio triestino si possa creare e sviluppare, a livello strutturale e organizzativo, un buon settore giovanile. Inoltre sarà di particolare importanza la nostra partecipazione al torneo di Viareggio nonché l’organizzazione di una “Coppa Città di Trieste”, evento nel quale coinvolgere migliaia di ragazzi».

Secondo lei una società di calcio va gestita come un'azienda che però deve fare breccia nell'emotività dei tifosi? E come si fa?

«Parlando di una società calcistica, c’è un valore emozionale immenso legato alla collettività e alla storia della città e del territorio. Contemporaneamente deve essere gestita nel migliore dei modi, tenendo i conti a posto».

Faccia una promessa ai triestini che tifano Unione

«Noi siamo qui per profondere tutto il nostro impegno, come abbiamo dichiarato, verso un obiettivo. Questo obiettivo è portare la Triestina in serie A. Ovviamente non dipende solo da noi: abbiamo bisogno di tutto il calore e l’energia della splendida tifoseria dell’Unione e… di un pizzico di fortuna».

Domenica giocate con il Lanciano il cui presidente è la signora Maio. Che messaggio vuole lanciarle?

«Lanciano è nel cuore dell’Abruzzo, ‘polmone verde dell’Europa’ e terra magnifica. Beh…che dire alla presidente Maio? Che vinca il migliore».

«Speremo de no» direbbe il paròn Nereo Rocco.

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