Desjardins, francese “triestino” con il pallino del calcio a sette e curatore di “camp” in Africa

TRIESTE
Presidente dell’AC Vicenza 1902, non l’ex Bassano ora L. R.Vicenza Virtus in testa alla serie C, ma quello che voleva rilevare il titolo sportivo della storica società biancorossa. Presidente e proprietario del New York Stars Athletic Club. Ex portiere professionista nella stessa Grande Mela e a Parigi. Presidente e amministratore di un fondo di investimenti francese con l’obiettivo di rilevare società di calcio fallite o in difficoltà per rimetterle in piedi. E poi portiere di ...calcio a sette a Trieste. Lui è il trentanovenne Brice Desjardins, parigino di nascita, che da qualche anno si è trasferito appunto nel capoluogo giuliano. Lo ha fatto per amore. «Nella mia città ho conosciuto Beatrice, dottore in storia dell’arte alla Sorbona. Abbiamo vissuto un po’ a New York e poi siamo venuti a Trieste stabilmente, nella terra dunque di mia moglie. Ho avuto quattro figli, e per ...par condicio due sono nati in Francia e due in Italia».
Si diceva del fondo d’investimenti. «Era il 2016 e assieme ad altre sei persone volevamo rilevare la Triestina in procinto di fallimento. Ma eravamo arrivati tardi, avevamo solo tre settimane di tempo per preparare tutti gli incartamenti. Ad un certo punto capimmo che la gente triestina aveva già scelto in Milanese la persona adatta a guidare la nuova società. A quel punto ci defilammo senza esitazioni. E devo ammettere che il lavoro sin qui svolto da lui e dal cugino australiano è stato egregio. Ben difficilmente noi avremmo fatto di meglio». Da giocatore Desjardins aveva giocato a Parigi con il Red Star 93, la seconda società più antica di Francia e poi negli States con il New York City (poi fallito). «In 14 anni ho visto più panchine che campo ma ero contento ugualmente, anche se qualche volta facevo tribuna ho comunque considerato il tutto come un’esperienza fantastica». A New York ha fondato una società che però non partecipa a nessun campionato. «Lì non sono sviluppati e neanche competitivi, preferiamo al momento dunque concentrarci sui camp, quindi dei corsi, che facciamo per ragazzi sino ai 18 anni. Sia in America che in Africa non rileviamo società ma le fondiamo direttamente». Ed è proprio nel continente nero che Brice ha dei progetti importanti: «Pensare al futuro del calcio senza guardare all’Africa non è pensabile, il progetto prevede la fondazione di un centro tecnico ma per farlo siamo alla ricerca di un socio del posto, questo per ovvi motivi logistici e di credibilità».
Sul calcio italiano Desjardins ha una sua opinione: «Qui i dilettanti sono poco aiutati, in Francia le società non professionistiche sono sovvenzionate dai comuni, si parla di diverse centinaia di migliaia di euro. Il Versailles ad esempio, che milita in un torneo simile alla nostra Eccellenza, ha 1200 bambini nel vivaio e riceve circa mezzo milione all’anno di aiuti. Così si riesce a lavorare meglio e i frutti si vedono. In Italia è più difficile lavorare e questo contribuisce a farmi fare esperienze importanti. Per carattere però più è difficile e più mi piace». E la differenza tra le due nazioni si vede anche nella lotta contro il Coronavirus: «I francesi si credono migliori di tutti - afferma - anche in questa battaglia, ma si sono sbagliati di grosso». Brice chiude parlando di calcio a 7: «Ho giocato per quattro anni in vari tornei come la Coppa Trieste, il Città di Trieste e la Crese Cup oltre a varie partitelle fra amici. Ora sono fermo da parecchi mesi per un infortunio. Nel 2017, sapendo di questa mia esperienza nei campetti triestini, la federazione francese mi aveva proposto di difendere la porta transalpina nei Mondiali di calcio a 6 ma per motivi di lavoro ho dovuto declinare». —
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