Ecco il Giro d'Italia "targato" Fvg: dopo lo Zoncolan la Grado-Gorizia

Appennini, il Kaiser, Dolomiti, finale all’insù e solo due crono. Ma fa ancora tanta paura la variabile impazzita del Covid

MILANO Eccolo finalmente, dopo rumors, anticipazioni, rinvii il percorso del Giro d’Italia 2021. Certo, grazie al web ormai nascondere 21 tappe per gli organizzatori di Rcs è peggio di quando i bomber di Serie A provavano a nascondere la palla a Baresi, Gentile e Scirea, il fascino di Vincenzo Torriani che toglieva il velo bianco a novembre alla maxi-cartina dello stivale si è perso da tempo, ma il Giro è sempre il Giro. Quest’anno ancor di più, perché il precedente, spostato per pandemia, si è chiuso solo a fine ottobre con le tenebre che calavano alle 18 della sera e Milano si preparava a ri-chiudere per virus.



E, come vi avevamo anticipato, il Giro 2021 avrà un sacco di Friuli Venezia Giulia.


Sarà la corsa rosa della rinascita quella che partirà da Torino l’8 maggio e dopo 3.450 km si concluderà sempre all’ombra della Madunina il 30 del mese? C’è speranza, perché la bella stagione e lo sperabile dilagare dei vaccini inducono all’ottimismo, ma le varianti del Covid e l’Italia ancora chiusa a macchia di leopardo inducono a una grande prudenza.


Lo scenario più probabile? Dato che finora una sola squadra è stata vaccinata, la Uae di
Tadej Pogacar
(star che andrà al Tour), grazie all’accordo tra Emiri e Cina, e le altre non ci riusciranno salvo svolte improvvise, prepariamoci a un’altra mega bolla itinerante, a tamponi quotidiani e la carovana in attesa di sapere ogni mattina se un big è stato contagiato dal “maledetto”. Non un granché, ma almeno si correrà a maggio e il grande lavoro fatto dall’organizzazione in ottobre è solida base di partenza.



Che Giro sarà? «Bellissimo, con un percorso disegnato bene», ha detto il ct dell’Italbici Davide Cassani. Ha ragione. Crono di 9 km per Filippo TopGanna, dopo 4 giorni prima montagna a Sestola, i muri di Ascoli, il punto più a sud dell’edizione 2021 a Foggia, dopo l’abbuffata di Mezzogiorno del 2020, un altro arrivo in salita a Campo Felice in Abruzzo, la tappa degli sterrati di Montalcino, buccia di banana per i favoriti. Attenzione, trasferimenti snervanti ridotti al minimi. Del resto, la rivolta sciagurata dei corridori a Morbegno di ottobre è un fresco ricordo.



E poi le Alpi: 14ª tappa, Zoncolan, versante di Sutrio, il primo quello del 2003. Due giorni dopo: arrivo a Cortina nel più classico tappone dolomitico con Marmolada (niente spettacolari Serrai causa Vaia), Pordoi e trappolone Giau prima della picchiata nella città olimpica. E il direttore del Giro, Mauro Vegni, disegnatore sopraffino, che lo indica come «snodo cruciale». Quindi il muro di Sega di Ala sopra Rovereto e finale tra Piemonte e Lombardia con altre montagne: Alpe di Mera e tappone di Madesimo. Occhio poi alla crono finale di Milano: 29 km sono tanti. Sì, pare un Giro disegnato su misura per Egan Bernal, il 24enne re del Tour 2019, reduce da un anno no. Il colombiano avrà, speriamo, sulle strade, mascherati a distanza ma presenti e magari molti vaccinati, tanti tifosi perché fu scoperto da ragazzino da Gianni Savio (uno che al Giro mancherà). Come i tifosi aspetteranno Vincenzo Nibali, è vero 36enne ma più che mai determinato a cancellare la brutta stagione 2020. «Ci sono tante montagne, c’è lo Zoncolan», ha detto proprio il capitano della Trek Segafredo, che avrà in Giulio Ciccone una spalla arrivata forse alla stagione della verità. Gli altri? Ci sarebbe Remco Evenepoel. Il 21enne predestinato belga avrebbe dovuto debuttare al Giro 2020, ma poi è finito nel burrone al Lombardia. Era lanciatissimo per preparare la corsa 2021, ma è stato fermato da problemi fisici. Riuscirà a riprendersi in tempo? «Il percorso è meraviglioso, ho ripreso la bici, mi sto allenando forte, non vedo l’ora di debuttare davanti ai tifosi italiani», dice. Occhio, ha la pedalata del fuoriclasse. Come andranno tenute d’occhio le mosse di Jay Hindley. Vi ricordate il giovane l’australiano che 4 mesi fa impressionò sullo Stelvio perdendo la maglia rosa da Tao Geogeghan Hart solo nella crono finale? Oppure Simon Yates, Mikel Landa, i due francesi Thibaut Pinot e Romain Bardet, tutti atleti di spessore?

Stanno sbocciando le primule, incombe la Sanremo. Poi le Classiche del Nord. E il Giro. Certamente con tanta montagna (8 arrivi in salita) e tante sfide succulente. Speriamo con meno tamponi, mascherine e paura. Finalmente». —

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