Emozioni sull’Isonzo A Canale i tuffi dalle grandi altezze

La gara vinta dal campione nazionale serbo: alle sue spalle il triestino Pino Auber, 73 anni di straordinaria vitalità

di Guido Barella

INVIATO A CANALE D’ISONZO

«Sono matto a lanciarmi da lì? No, no, tranquillo. Non sono matto. E allora perché lo faccio? Legenda. Voglio poterlo raccontare quando sarò vecchio. Mi sono tuffato dal ponte di Canale. Appunto, legenda». Andrej ha sì e no vent’anni e arriva da un paese vicino a Lubiana. E’ uno degli iscritti alla gara di tuffi da ponte di Canale sull’Isonzo, 17 metri di volo nel vuoto. Lui partecipa nella categoria salti di piede, e quando poi si ritrova lassù sembra domandarsi chi caspita gliel’ha fatto fare: va bene la “legenda”, va bene che quando torna a casa avrà di che raccontare davanti a una birra agli amici, però...

«Essere lassù, affacciarsi dalla pedana e vedere l’acqua laggiù e davanti tutto questo pubblico: è un qualcosa di meraviglioso. Di straordinariamente unico. Mi piace sempre e finché mi piacerà continuerò a tuffarmi». Il triestino Pino Auber ha 73 anni e non ha nessuna intenzione di smettere. Intanto qua a Canale, per questa gara che si ripete ogni anno a Ferragosto è ormai una presenza storica: «Il nostro amico Pino da Trieste» lo saluta con trasporto lo speaker della manifestazione. E Pino risponde con tuffi che sono una bellezza. Alla fine sarà secondo nei tuffi di testa e quarto in quelli figurativi. Grande protagonista invece anche quest’anno Borko Miladinovi›, campione nazionale serbo, presenza tradizionale qua a Canale. E Andrej? Andrej Boži› sarà invece allegramente quarto. Quarto su sei: motivo per una birra in più da farsi offrire al bar del paese.

Sotto, tutt’attorno sulle rocce, centinaia e centinaia di spettatori. Arrivati sin qua numerosi anche dall’Italia per prendere il fresco tra il verde lucente dei boschi e il verde smeraldo dell’Isonzo. Distesi con il naso all’insù per osservare le evoluzioni di ’sti pazzi in costume da bagno. Del resto questo di Canale è un appuntamento ormai tradizionale, anzi fino a un paio di anni fa questo ponte era inserito nel circuito del campionato del mondo di tuffi da grandi altezze. «Abbiamo poi dovuto rinunciare per una questione di budget - racconta Vanja Coti›, del comitato organizzatore -. Soltanto ottenere la tappa ci costava 30 mila euro. Per tutta l’organizzazione l’ultima volta, nel 2009, siamo arrivati a 64 mila euro di spese. Bello, bellissimo. Ma non ne vale la pena: anche se c’è un buon ritorno pubblicitario il nostro paese è comunque troppo piccolo per goderne».

Già, Canale, 2mila anime a una ventina di chilometri dal confine di Gorizia su, nella valle dell’Isonzo, è tutta qua, un pugno di case attorno a questo ponte sul fiume, con sotto una pozza di 8 metri di profondità. Un bar di qua e un bar di là del ponte. La chiesa, un ufficio turistico, stop. Allora, quando si gareggiava per il campionato del mondo di tuffi da grandi altezze, veniva montato un palco ulteriore, sopra il ponte: gli atleti si lanciavano da 24 metri. Sott’acqua, hanno bisogno di una profondità che sia un terzo rispetto alla distanza dalla quale si salta.

Finita l’avventura iridata, continuano comunque le gare, e sempre a Ferragosto. Ma Pino Auber è l’unico italiano in lizza. «Cosa vuole - sorride in attesa di lanciarsi per la seconda serie di prove -: quando si è lassù, beh, lo spettacolo capisco che possa far paura. Insomma, non è facile. E allora ecco spiegato che sono solo, unico italiano qua a Canale tra tutti questi amici». Auber si allena a Duino. «Mi lancio dalle rocce sotto il castello, ma non è la stessa altezza» spiega. Qua a Canale è venuto da solo, ma qualche anno fa in gara - ricordano gli organizzatori - c’erano state anche tre donne, e tutte e tre triestine. Intanto, sotto, si stanno tuffando i bambini, da due trampolini che si affacciano sul fiume: «Pur senza campionato mondiale vogliamo comunque tener viva la tradizione - spiega ancora Vanja Coti› -. E il modo migliore è proprio facendo gareggiare i bambini». Anche per loro, come per nonno Pino, ci sarà una coppa.

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