Giorgi, il pallone linguaggio universale

Lasciato il calcio ufficiale, l’ex San Luigi non ha mai dimenticato la sua grande passione

TRIESTE. Con il calcio giocato, quello da categoria, aveva chiuso alla fine del 2010, archiviando di fatto la carriera ufficiale con la maglia del "suo" San Luigi. Per Sandro Giorgi è poi giunto il momento della svolta, della dedizione al lavoro, lanciandosi in una attività scandita da viaggi e trasferte infinite, avventurandosi, con successo, tra i canali del commercio internazionale, prima nel campo dell'abbigliamento e poi in quello alimentare.

Giunto alla soglia dei 40 anni la "Perla nera" ha cambiato quindi vita ma al calcio non ha saputo, non ha voluto mai rinunciare. Sulle spiagge del Brasile, in qualche angolo dell'Australia o in una periferia della Cina, Giorgi ha sempre trovato il modo per accarezzare una sfera di cuoio e farne un’occasione per dialogare, conoscere, rapportarsi.

In carriera Sandro Giorgi ha rappresentato il numero "sette" per eccellenza, giocatore che brucia la suola sulla linea laterale per scaricare poi a rete o in cross al bacio. Merce rara il suo repertorio, bagaglio rimpianto da questi parti ma spesso (ri)messo in cattedra in qualche remoto anfratto del globo: «In qualsiasi parte del mondo mi sia trovato per lavoro - svela Sandro Giorgi - non ho mai rinunciato al piacere del calcio, ovunque. Magari non conoscevo la lingua ma è stato sempre il linguaggio comune che mi ha permesso di stringere amicizie, provare altre emozioni».

Talento che avrebbe meritato altri palcoscenici, ora "zingaro" per lavoro. Una missione che lo ha portato a tappe estemporanee, uniche, come l'approdo a Phu Quoc, isola da sogno dell'Asia Orientale, in Vietnam. E' qui che una trasferta lavorativa diventa per il triestino il teatro di una aggregazione particolare, maturata all'interno di un torneo ufficiale di calcetto: «Volevano reclutarmi - ricorda Giorgi - e un paio di partite le ho anche fatte con la rappresentativa vietnamita, ed è stata l'ennesima grande esperienza di vita. Capita anche questo nel mio lavoro e le emozioni sono sempre molto forti».

Al calcio "vero", quello di pane, allenamenti e domeniche, Sandro Giorgi sembra non pensarci più. A legarlo alle pagine del passato non è solo la nostalgia dell’adrenalina agonistica quanto l'affetto per il San Luigi, sua culla e seconda famiglia: «Periodo indimenticabile, fondamentale - chiosa la perla nera del calcio triestino -: avrò sempre nel cuore la società e l'amicizia del presidente Peruzzo. Ricordi che porterò con me in ogni angolo del mondo».

Francesco Cardella

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