Gotti, dopo Trieste voleva lasciare il calcio e adesso è al Chelsea

il personaggio
TRIESTE
Nove anni fa, dopo la negativa esperienza di Trieste, stava quasi per dire basta con la panchina. Adesso invece farà il vice di Maurizio Sarri al Chelsea.
È l’incredibile parabola di Luca Gotti, veneto di Adria, 51 anni a settembre, che i tifosi alabardati ricordano per la sua brevissima parentesi sulla panchina dell’Unione all’inizio della stagione 2009/2010, in serie B. Dopo l’ottimo biennio di Rolando Maran, quell’estate Stefano Fantinel fu vicino all’ingaggio di Gian Piero Ventura (che sette anni dopo sarebbe diventato ct della nazionale italiana per essere poi ricordato come il tecnico che non è riuscito a portare gli azzurri ai Mondiali di Russia), ma poi ripiegò su una scommessa, Luca Gotti appunto, che fino a quel momento aveva allenato squadre giovanili (compresa la nazionale under 17), alcune compagini di serie D e alle spalle aveva una sola stagione fra i cadetti con il Treviso, finita peraltro male.
Luca Gotti, modi pacati e tranquilli, mai una parola fuori posto, cominciò bene la stagione con la Triestina: 7 punti in quattro partite erano certamente un bottino soddisfacente. Poi però qualcosa si ruppe. Arrivarono due brutte sconfitte per 4-1 con Cesena e Lecce, quindi il brodino di Vicenza e il ko casalingo con l’Albinoleffe, dopo il quale la società corse ai ripari, almeno nelle sue intenzioni. Fu esonerato per far posto a Mario Somma, ma ben presto si capì che non era certo colpa di Gotti se la Triestina quell’anno sarebbe retrocessa. Lo stesso Somma durò solo 15 giornate prima di far posto a Daniele Arrigoni. Nessuno di loro, però, riuscì a raddrizzare la barca alabardata che faceva acqua da tutte le parti, fino al clamoroso naufragio dello 0-3 al Rocco nei play-out con il Padova, una delle più brutte pagine della storia dell’Unione.
Pochi giorni fa, Gotti ha ammesso: «Credo che il vero spartiacque del mio percorso sia stato il periodo alla Triestina. Il momento più duro, non nascondo che dopo Trieste il “cattivo pensiero”, quello di dire “basta”, mi è passato per la testa. Poi, come è venuto se ne è andato, e ho trovato la forza, lo slancio, la voglia di ripartire, tra l’altro in un ruolo che mi gratifica tantissimo, un ruolo che non trovo riduttivo e mi permette di continuare a imparare». Già, perché da quel momento in poi, Gotti ha sempre fatto il vice allenatore, un ruolo che forse gli si addice maggiormente, proprio per il suo carattere. E che lo lancia nella massima serie. Dalla stagione seguente, infatti, diventa il braccio destro fisso di Roberto Donadoni: lo seguirà per ben otto stagioni, sempre come vice e sempre in serie A, accompagnandolo da Cagliari a Parma, a Bologna. Esperienze importanti su panchine che contano, che evidentemente hanno anche fatto crescere la stima dei colleghi nei suoi confronti. Tanto che adesso, chiusa l’esperienza di Bologna, ha fatto le valigie addirittura per Londra: Maurizio Sarri, nuovo allenatore del Chelsea, lo ha chiamato con sè per la nuova avventura con i Blues. Un ruolo, quello di vice, che Gotti condividerà con Gianfranco Zola, che sarà anche una figura di raccordo tra società e squadra. Davvero un bel percorso, dall’esonero al Rocco a Stamford Bridge. E pensare che voleva smettere. —
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