Il 9 giugno stavolta è amaro, ma la serata è da ricordare

TRIESTE Sarebbe stato bello. Uno di quegli scherzi del destino su cui riempirci pagine e imbastirci ore di chiacchiere con gli amici. Già sarebbe stato bello se ancora un 9 giugno, come quello di 17 anni fa, fosse ruscito a restituire la B alla Triestina. E la Triestina a una serie B che forse di 20mila persone allo stadio avrebbe anche bisogno.
I supplementari, affrontati in 10 dopo che capitan Lambrughi si era immolato per scongiurare una rete, frantumano le speranze. La tristezza è vedere le bandiere arrotolate dopo il 3-1, uno stadio che inizia lentamente a svuotarsi, la squadra davanti alla curva con la delusione scritta in volto, il pallore di Massimo Pavanel.
Si resta in C. Per riprovarci. Il Pisa prima di tornare in alto di play-off ne ha fatti collezione. Il Pordenone ha bussato invano alla B per qualche stagione prima di abbattere la porta. Ci si riprova. Il motivo per crederci sempre di più lo consegna proprio questa sera di giugno. I 20mila sugli spalti sono passione e sudore reali, con la sensazione forte, fortissima, che il passato, quello brutto, è passato. Al posto dei cartonati che fecero ridere l’Italia (e indignare Trieste) ai tempi della presidenza Fantinel c’è una tribuna popolata di migliaia di tifosi in maglia rossa. Al posto della curva spopolata e delusa dell’interregno Pontrelli è tornata la Furlan che si infiamma di passione e sa infiammare la squadra. Al posto di personaggi grottescamente pittoreschi come il pirotecnico fu Aletti o il trascurabile duo composto da Mbock e da Mehmeti, l’uomo che rimandava di venerdì in venerdì le soluzioni dei problemi, c’è un triestino d’Australia che sa ancora emozionarsi sentendo un coro o vedendo gente andargli incontro per stringergli la mano.
Perchè, poi, mica c’è bisogno di tanto per restituire decenza e orgoglio al calcio triestino. Gente onesta, che ci crede veramente, e che non si nasconde ma guarda in faccia la gente e che prima di nominare la sacra trinità alabardata Rocco-Colaussi-Pasinati non ha bisogno di andare a consultare Wikipedia per capire chi fossero quei signori.
Riproduzione riservata © Il Piccolo