IL CALCIO CAMBIA? SE CREDETE ALLE FAVOLE...

di STEFANO TAMBURINI In momenti così c’è sempre un problema in più: si chiama armi di distrazione di massa. Il calcio è di per sé oppio dei popoli e quello della Nazionale – un mese ogni due anni...
Di Stefano Tamburini

di STEFANO TAMBURINI

In momenti così c’è sempre un problema in più: si chiama armi di distrazione di massa. Il calcio è di per sé oppio dei popoli e quello della Nazionale – un mese ogni due anni – riesce a indirizzare gli interessi solo sugli undici in azzurro. Quando va bene, come nel 2006 o nel 2012, anche a mascherare le nefandezze. Quando va male invece spuntano le armi di distrazioni di massa. Prendete il disastroso 2010, il dopo fu una raffica di foglie di fico: un minitaglio di stranieri e l’ingresso in federazione di figure come Gianni Rivera, Roberto Baggio e Arrigo Sacchi. Bene, il minitaglio era indolore, Baggio e Rivera sono spariti quasi subito e Sacchi sta per farlo. I responsabili di quello scempio, invece, ct a parte, sono rimasti tutti lì. L’apparente differenza, oggi, sta nel fatto che il collezionista di poltrone Giancarlo Abete ha annunciato le dimissioni da presidente Figc (ma non da Coni e Uefa, dovrà pur sedersi...). Ma è una mezza finta anche stavolta: il suo vice, Carlo Tavecchio, principale candidato alla successione, ha 71 anni, è in federazione dal 1987 ed è legatissimo all’attuale gruppo di potere. Davvero si può pensare che sia l’uomo giusto per realizzare riforme e spezzare l’egemonia di una Lega calcio attraversata da guerre fra clan, incapace a sua volta di guardare all’interesse comune? Il presidente del Coni, Giovanni Malagò, tutto ciò lo sa bene e sta cercando di capire se ci sono margini per commissariare tutto e tutti e trovare figure nuove. Proprio quello che non vuole chi prospera nello status quo e che ha già sparato i primi colpi di avvertimento. Due fra tanti: il presidente della Lazio Claudio Lotito, uno che ha ricevuto il piccolo favore di rateizzare i debiti fiscali della sua società in una ventina d’anni; o il vicepresidente del Milan, Adriano Galliani, pronto a difendere Mario Balotelli solo perché deve venderlo e teme si abbassi il prezzo. Quanto a Doctor Mario & Mister Balotelli va detto che il ragazzo è molto colpevole, ma c’è dell’esagerazione: ha messo insieme una sequenza di cavolate indicibile ma anche un capitano che lo scarica 10 secondi dopo il ko non è bello da vedere. Sbaglia, però, Mario, a buttarla solo sul razzismo, perché poi arrivano quelli che razzisti lo sono davvero e allora sì che il caos è completo. Funzionale a chi vuole solo distrarre dai veri problemi.

@s__tamburini

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