Il ct e la caccia al Mondiale che manca dal ’66

«God save the Queen above all». È questo quello che tutti i tifosi di sua maestà la regina sperano di poter intonare il prossimo 13 luglio a Rio de Janeiro. Un miracolo parebbe essere richiesto, un...

«God save the Queen above all». È questo quello che tutti i tifosi di sua maestà la regina sperano di poter intonare il prossimo 13 luglio a Rio de Janeiro. Un miracolo parebbe essere richiesto, un segno del destino che riporti i Tre Leoni ai fasti di quel lontanissimo 1966. L’Inghilterra si prepara all’esordio iridato contro l’Italia a Manaus con un sogno ricorrente.

Un faccia a faccia complicato, scomodo per i trascorsi, ma quantomai adatto per capire quali sono le reali ambizioni della squadra di Roy Hodgson, alla guida come ct dal maggio 2012, dopo aver allenato in mezza Europa e non solo. L’ex tecnico dell’Inter e dell’Udinese vanta, infatti, una parentesi anche nel Golfo Persico sulla panchina della selezione degli Emirati Arabi Uniti.

Il mister inglese è al suo secondo Mondiale dopo l’esperienza con la Svizzera a Usa ’94 e nel girone di qualificazione ritrova l’Italia, carnefice dell’Inghilterra nei quarti di finale di Euro 2012.

Il tecnico è riuscito a ricompattare un gruppo a pezzi dopo l’esperienza “made in Capello”. Hodgson, classe 1947, pare essere riuscito, non senza qualche passaggio a vuoto, a collaudare una squadra non brillante ma abbastanza solida e competitiva per poter far parlare di sé in terra straniera.

Un girone di qualificazione importante con il primato strappato dopo un avvio non esaltante. Ucraina, Montenegro e Polonia hanno creato qualche imbarazzo, poi i fondamentali successi contro Jovetic e compagni e il 2-0 firmato Rooney-Gerrard con i polacchi hanno consegnato il pass diretto per quello che si preannuncia, ovviamente nelle intenzioni e dopo le convocazioni ufficiali, il Mondiale del cambiamento. (c.m.)

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