Il mondo del calcio ai piedi di Leo Messi il mago del Barça

Dopo il trionfo nella finale di Champions, anche in Argentina ha già superato Maradona nella considerazione dei tifosi
epa02756756 FC Barcelona's Lionel Messi celebrates after scoring the 2-1 lead during the UEFA Champions League final between FC Barcelona and Manchester United at the Wembley Stadium, London, Britain, 28 May 2011. EPA/LINDSEY PARNABY
epa02756756 FC Barcelona's Lionel Messi celebrates after scoring the 2-1 lead during the UEFA Champions League final between FC Barcelona and Manchester United at the Wembley Stadium, London, Britain, 28 May 2011. EPA/LINDSEY PARNABY

Un Barça sublime, stratosferico o meglio da leggenda». Stampa spagnola letteralmente impazzita per la quarta vittoria della Champions League da parte del Barcellona. «Sono entrati nella leggenda» titola il giornale catalano La Vanguardia con una foto grande in prima pagina del mattatore della serata Lionel Messi mentre solleva la grande coppa con le orecchie. «Il Barcellona ha vinto la sua quarta Champions’ battendo il Manchester a Wembley con una partita spettacolare» spiega il giornale. «Il migliore», titola l’altro grande quotidiano catalano, El Periodico, mentre quelle di El Pais sono parole e musica: «quelli del Barcellona hanno toccato il cielo a Wembley. Il Barça è entrato nel gotha delle squadre che segnano un’epoca dopo aver vinto la sua quarta Coppa dei Campioni». «Un grande Barça ottiene la sua quarta Champions League» titolo El Mundo, aggiungendo che il Barça ha «strapazzato il Manchester con gol di Pedro, Messi e Villa». «La grande vittoria del Barcellona a Wembley evidenzia gli anni d’oro del calcio spagnolo», si legge in un editoriale del quotidiano iberico.

LONDRA

Fermarlo non si può, al massimo limitarlo come ha provato a fare sabato sera, peraltro senza riuscirci, il Manchester United.

Leo Messi fa entrare il Barcellona nella galleria delle migliori squadre di sempre, assieme al Real Madrid del presidente Bernabeu, al Brasile ed al Santos di Pelè, all’Ajax del calcio totale e al Milan di Sacchi. Così è di lui, di questo numero 10 bravo da impazzire che ha regalato al Barça la sua quarta Champions, che in queste ore si discute in tutto il mondo. Vanno bene Guardiola, Xavi, Villa, Iniesta e gli altri, ma il match-winner rimane questo fenomeno che avrà soltanto 24 anni e mezzo quando, a dicembre, metterà in bacheca il suo terzo Pallone d’Oro, impresa finora riuscita solo a gente del calibro di Cruijff, Platini e Van Basten. Sono i campioni ai quali Messi viene accostato in queste ore, sopratutto per sottolineare il fatto che, vista anche l’età, è già più bravo di loro.

In attesa del trofeo della Fifa e di France Football, Messi vince per tre volte di fila il titolo di capocannoniere della Champions, come prima di lui aveva fatto il bomber per antonomasia ovvero Gerd Muller. Dodici reti, quelle segnate in Europa in questa stagione sono anche un altro primato, che gli permette di eguagliare quello stabilito a suo tempo (stagione 2002-2003) da Ruud Van Nistelrooy. Nel mondo, ma ovviamente in particolare in Argentina, sono pazzi di lui, così il quotidiano sportivo Olè titola «Es mas que Maradona» («E’ più di Maradona»), affrettandosi ad aggiungere «e anche di Pelè, Cruijff e Di Stefano. Alla sua età, quasi 24 anni, nessuno di questi quattro “mostri” aveva vinto quanto Messi a livello di club: 15 titoli. Impressionante».

Sono proprio questi dati che spiegando la grandezza di Messi, il campionissimo con la faccia da ragazzino che visibilmente prova ancora piacere per ciò che fa di mestiere. Per lui il calcio è la stessa passione di quand’era un bambino, e con il pallone fa cose mirabili esibendo naturale spensieratezza sia che si stia allenando sia che giochi in uno stadio come Wembley, davanti a quasi 90mila persone. La sua è poesia del calcio, la pulce con il trisavolo di Recanati è un mago, come lo definiscono i tabloid inglesi, capace di tirare fuori dal cilindro ricami, slalom e serpentine da virtuoso del football e conclusioni irresistibili come il sinistro con cui ieri ha segnato il 2-1. Cos’altro può fare uno così? Dove può arrivare? Ora gli si presenterà una nuova sfida, che poi è l’unica che gli è rimasta: dimostrarsi immenso quale è anche con la maglia dell’Argentina. L’occasione arriverà presto, perchè a luglio la selezione albiceleste a secco di titoli dal 1993 (Messi con la nazionale ha vinto il Mondiale under 20 del 2005 e l’oro olimpico di Pechino ’08, ma si trattava di squadre giovanili) sarà la formazione di casa in una Coppa America attesa con particolare impazienza. Quale occasione migliore per prendersi un’altra Coppa e far felice una nazione intera?

Poi Messi, che ieri ha infranto un altro tabù segnando la sua prima rete in territorio inglese, tenterà il colpo grosso ovvero vincere il Mondiale vero: in Brasile sono già in allarme, il 2014 è vicino. Ci riuscisse salirebbe definitivamente sul podio dei miti viventi, entrando nell’Olimpo di “O Rei” Pelè e Diego Maradona. C’è chi assieme a questi mette Alfredo Di Stefano, ma proprio oggi la leggenda vivente del Real Madrid ha sottolineato, nella colonna che scrive per Olè, che «Messi può diventare migliore di me, Diego, Pelè e Cruijff». Visto che a sostenerlo è uno che al pallone ha fatto erigere un monumento nel giardino di casa, gli si deve per forza credere.

Ma ciò che rende ancor più grande il mito è poi il suo non essere mai sopra le righe. Merito della scuola Barça, verrebbe da dire. Ma nel mondo in carta patinata dei Cristiano Ronaldo e in quello formato tabloid dei Mario Balotelli, per Messi non c’è spazio. Chi sa qualcosa sulla sua vita privata, alzi la mano. Mai una polemica, ma uno scoop in salsa gossip, niente di niente. Quello che si dice «un bravo ragazzo». Magari un po’ piccolino (da piccolo gli venne diagnosticata una deficienza alla somatotropina, il Barça si impegnò, acquisendo il suo cartellino, a curarlo), ma, davvero, «un gran bravo ragazzo». Di Lionel Andres Messi si sa che è nato a Rosario il 24 giugno 1987, che a 13 anni è stato prelevato dal Barcellona nel Newell’s Old Boys (nel quale era approdato dal Grandoli) e che in Catalogna arrivò con tutta la famiglia dopo aver firmato un contratto su un tovagliolo di carta in un ristorante. Punto. Tutto qua. Il resto è solo e sempre storia calcistica.

Perché Messi è il re del calcio, e non solo del ’tiqui-taca” del Barcellona.

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