Il muro del tifo azzurro si materializzerà a partire dagli ottavi

INVIATO A MONTPELLIER. Montpellier si addormenta con un cielo cupo e triste e si risveglia col sole. Il vento freddo sospinto dai Pirenei è tornato a soffiare verso l’Atlantico e l’azzurro tappezza l’immagine da cartolina con la spiaggia La Grande Motte che mostra il meglio di sè. In effetti sono stati giorni difficili: il maltempo, la sconfitta del Montpellier Herault con il Toulonnais nella semifinale del campionato di rugby, l’uscita di scena prematura della gloria locale Richard Gasquet nel torneo del Queen’s. Però Svizzera e Italia, le due squadre adottate dalla capitale della Linguadoca, si sono qualificate agli ottavi e così Montpellier si scopre talismano prezioso. E l’epidemia virale del “Tutti in azzurro” lanciata da Antonio Conte ha colpito anche la costa meridionale della Francia. I “batteri” azzurri sono usciti dal laboratorio e hanno invaso piazze e centri commerciali, spiagge e atenei. Certo, l’orgoglio Bleu resta dominante, ma anche i simpatizzanti dell’Italia sono usciti dalla clandestinità. Non sono più membri di una società segreta.
«Siamo in tanti italiani qui a Montpellier - afferma Caterina sfoggiando una maglia azzurra con il nome e il numero di Candreva - solo che fino ad ora eravamo rimasti un po’ nascosti, ma Conte ci ha dato la sveglia».
Caterina, pugliese, lavora da 10 anni in una multinazionale dell’informatica assieme al compagno Federico, romano di nascita e giramondo. «Non sono né romanista né laziale - racconta –-però quando gioca la Nazionale divento il primo tifoso. L’altra sera ho avuto un pass per il concerto di Alex Britti e ho visto Conte in prima fila, un’emozione».
Tra Montpellier e la Nazionale di Conte è stata quindi celebrata un’unione civile che si protrarrà sino alle fine dell’avventura europea e anche in casa di approdo alla finalissima di Parigi la squadra e lo staff resteranno qui sino all’ultimo.
Non è ancora “Azzurromania” ma almeno l’orgoglio italiano finalmente ha parlato a voce alta e non è rimasto nelle ultime file con lo sguardo abbassato e le guance rosse per la timidezza. Certo, rispetto alle altre nazionali non ci sono i “viaggiatori del tifo”, gruppi più o meno organizzati al seguito della squadra della Nazionale.
A Lione abbiamo visto trentamila belgi, a Tolosa altrettanti svedesi che pianificano le vacanze in base agli impegni di Ibrahimovic, e lo stesso accadrà domani a Lille. Già, lo Stade Pierre Mauroy può contenere 50mila spettatori ma sicuramente la maggioranza sarà irlandese. Si calcola che saranno circa 15mila i supporter che da Dublino e dintorni arriveranno nella città del Nord della Francia. In Irlanda si professa il culto del rugby, religione quasi monoteistica, però anche la palla rotonda è capace di risvegliare il senso di appartenenza. Non saranno molti i tifosi italiani allo stadio, soprattutto emigrati ma pochi raggiungeranno Lille direttamente dall’Italia anche perché si tratta di una partita inutile ai fini della classifica. La macchia azzurra sarà decisamente più visibile il 27 giugno in occasione dell’ottavo di finale.
A oggi sono stati venduti 22 mila biglietti nella quota di ticket riservati all’Italia, ma la cifra è destinata ad aumentare. Il Saint Denis però è uno stadio imponente che contiene 80mila spettatori e quindi è importante alzare l’asticella del tifo per farsi sentire soprattutto se il confronto sarà con una tifoseria particolarmente “vivace” come quella croata.
Si conferma quindi la tradizione italiana ad entrare in scena dalla fase ad eliminazione diretta. È stato così quattro anni fa in Polonia e Ucraina ma lo stesso è accaduto anche dieci anni fa in occasione della cavalcata trionfale in Germania con il “Wir fahren nach Berlin” che è diventato tormentone italiano solo a partire dai quarti di finale di Amburgo contro l’Ucraina.
Però stavolta Conte ha giocato d’anticipo e non si è accontentato di schierare il “3-5-2” sul terreno di gioco ma vuole anche il “trentamila” sugli spalti. Un giocatore lo vedi “dal coraggio, l’altruismo e la fantasia”, cantava Francesco De Gregori, un ct condottiero lo vedi anche dagli slogan.
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