Il pagellone biancorosso: Mosley e i due play da 9

Tempo di pagelle per la Pallacanestro Trieste. Ovviamente senza insufficienze.
CORONICA 8 Mai come in questa stagione ha dovuto “lavorare” all’interno del gruppo per far digerire gerarchie nuove e problemi societari. Lo ha fatto con la consueta maturità, trainando da capofila negli allenamenti, immolandosi nei pochi minuti di parquet concessi. Guida indiscussa.
PERIC 7 La “sfinge” croata ha un merito oggettivo: quando ha inciso nelle partite, Trieste ha battuto avversarie di livello superiore. Minutaggio complesso da metabolizzare per chi aveva l’intenzione di essere leader supremo, con ingressi nei secondi quarti e “raffreddamenti” prolungati. Icona per amanti del basket “vintage anni ‘80”, per sublime utilizzo del piede perno e per l’arte del semigancio.
FERNANDEZ 9 L’incognita maggiore di inizio anno è diventata la certezza di una stagione, frenata solo dai soliti problemi di pubalgia. A suon di triple (primo della A con 47,7%) ha abbattuto gli scettici, dimostrando anche che la fisicità maggiore al piano di sopra è valore aggiunto. Sempre più “triestino”, prepara una estate di lavoro in città per stupire ancora. Meglio di un “tango” di Migual Angel Zotto.
WRIGHT 9 Un vincente per antonomasia, un uomo che affronta la battaglia più dura e più importante della vita con il sorriso sulle labbra. La sua pallacanestro è la rappresentazione di un soldato in missione: deciso nelle penetrazioni, duro nei contatti, spavaldo nel prendersi responsabilità. Da “point-guard” a regista d’ordine il passaggio è stato digerito senza traumi, per gran parte della stagione è stato il condottiero, il faro… della vittoria!
STRAUTINS 8 Ad inizio stagione sembrava la reincarnazione di Janicenoks (ex Venezia, Orlandina, Bologna e Teramo), dal tiro mortifero e dalla ruvida fisicità attaccando il ferro. Un momento di crisi a metà stagione, poi il nuovo crescendo culminato con i play-off. Se il lettone continua nel percorso di crescita sarà il miglior acquisto per il 2019/20.
CAVALIERO 7/8 Con la prestazione di Casale Monferrato poteva dire e fare… quello che voleva. Difficilmente un triestino, a casa propria, si accontenta. Spesso sull’ottovolante in termini di rendimento, legato a doppia mandata all’ispirazione balistica; è il giocatore con il maggior senso del dramma, eccitato alla vista del sangue più di Dario Argento, segna triple dal peso specifico infinito. Incarna la triestinità sul parquet.
DA ROS 8 Partenza diesel, anche per le note vicende legate all’infortunio, poi un virtuosismo cestistico dopo l’altro per un rendimento eccellente nel complesso. Fra i primi cinque pesudo-lunghi italiani della serie A per qualità nei fondamentali, fra i primi cinque difensori, sempre fra i primi cinque per intelligenza cestistica e visione di gioco; incappa in qualche errore quando sa di governare la pallacanestro sul palmo della mano. Refrattario ai cambi sul parquet così come alla categoria dei giornalisti.
SANDERS 7 Può dar fastidio un giocatore serio, completo in tutti gli aspetti tecnici e atletico? Si, quando non esprime tutto il potenziale. Un elemento di cui non si potrà mai fare a meno, collante ideale per diverse situazioni tattiche, educato al tiro e soprattutto poco cannibale offensivamente. Da fondere virtualmente con Wright per farlo diventare deciso e quindi decisivo. Manca il classico centesimo…
KNOX 7/8 Uno dei lunghi della A più tecnici: mano da pianista e precisione da cecchino. Paga colpe non sue nel senso che la candida espressione cestistica mal si sposa con la sporca, lacerata canotta delle squadre di Dalmasson. Registra comunque prestazioni di livello offensivamente, a rimbalzo e in chiave difensiva soffre i totem della categoria (Cooley, Tarczewski, Mathiang). Più bello che efficace.
DRAGIĆ 7 Arrivato con i fari puntati addosso, ma anche con due crociati nello zaino, lo sloveno ha sposato la causa di Trieste con splendida attitudine. Il recupero dall’infortunio è un percorso tortuoso che fa a cazzotti con la continuità; su e giù nel rendimento, come Peric diventa la chiave del successo quando va in ritmo offensivo, deleterio oltre modo nelle serate negative. Sul letto dell’analista per gli errori da sotto.
MOSLEY 9 Incremento nelle vendite di appartamenti ai piani alti; non c’è tifoso di basket a Trieste che riesca a stare senza…”Human Elevator”. Scomodiamo Dominque Wilkins per rinverdire un altro appellativo calzante, “The Human Highlight Film”. Spettacolare nelle affondate, coinvolgente nel modo di aggredire le partite, una rivelazione assoluta e non a caso uomo mercato.
CITTADINI 7 Un esempio per tutti, una carriera che parla per lui ed un professionista in prima fila da emulare.
SCHINA, DEANGELI, MILIC: n.g. Coming soon…
DALMASSON 8/9 Era all’esordio in A, la scommessa l’ha vinta completamente. Il suo “sistema” crea dividendi importanti, un gioco spumeggiante, adattabile alla mentalità americana. Le quotazioni sono in continuo rialzo, anche se ora dovrà lavorare sulle sfumature per fare l’ultimo step ad altissimo livello. Mezzo voto in più per la celata veste da manager, con cui ha costruito una squadra ottima.
PRATICÒ-LEGOVICH 8 Sempre più incisivi, amalgamati in maniera intellettualmente con l’head coach. Lo spazio concesso da Dalmasson è sempre stato sfruttato con cognizione di causa, le ore piccole a studiare le rivali un plus valore tattico.
PAOLI 10 Fuoriclasse. Nel basket moderno chiunque sottovaluti il lavoro fisico/atletico, è uno sprovveduto. Professore di nome e di fatto, tornato nella massima serie con materiale molto diverso dalle ultime stagioni triestine, lo forgia con fare michelangiolesco. —
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