In molti a malapena alla linea di partenza

TRIESTE. L’ospite più atteso della giornata, quello in grado di gonfiare le vele e di spingere gli scafi oltre la linea del traguardo, si è fatto desiderare a lungo, presentandosi sul campo di regata solo in tarda mattinata, con la scomparsa delle nubi e con l’arrivo di una leggera brezza termica. Poca cosa, sufficiente appena ad accarezzare gli scafi rimasti in mare. Molte delle 1878 barche iscritte, infatti, sono state costrette a mettere il motore in acqua e a dirigere la prua verso il proprio ormeggio, senza riuscire a raggiungere la linea del traguardo.
«A memoria non ricordo una Barcolana con così poco vento». Otello Regeni non sembra recriminare più di tanto su una regata che è finita anzitempo. A bordo di “Keanda”, un Zuanelli 34, non è voluto mancare a questo appuntamento. In nove, tutti provenienti da Marano Lagunare, hanno rinnovato una tradizione che va avanti da tanti anni. «La Barcolana è una festa – spiega il figlio Alessandro – che non si esaurisce nello spazio della regata». La barca di Regeni, nella serata di sabato, è stata invasa pacificamente da una quarantina di persone, tutte intenzionate a godere della cucina di Gianfranco Corso. Come vuole la tradizione maranese, lo chef ha proposto un menù interamente a base di pesce. «La festa è andata avanti fino a tarda notte – continua Alessandro - , fra antipasti di pesce crudo, primi piatti napoletani rivisitati in chiave lagunare, con gamberi, vongole e funghi freschi, e numerose bottiglie di Prosecco, Moscato e Malvasia. A mezzanotte, poi, una grande calamarata ha riempito nuovamente i piatti vuoti».
Uno spirito goliardico che non ha influenzato la prestazione in mare. «Con queste condizioni meteo non potevamo fare altro che ritirarci – commenta il capitano Otello - . Siamo riusciti a malapena a raggiungere la linea di partenza e con noi molti altri equipaggi, con i quali abbiamo fraternizzato durante la bonaccia». È andata meglio a Pino Pinelli, arrivato al traguardo al timone di “Vola vola”, un Millennium 40. L’esperto Pinelli, in trenta anni di regate, può vantare un secondo posto su Idea e un terzo posto su Tutta Trieste. Un’esperienza che gli ha consentito di fare le scelte migliori al momento giusto: «Siamo partiti all’altezza di Barcola – spiega il tattico triestino – e siamo rimasti bassi sottocosta, riuscendo a sfruttare i pochi aliti di vento presenti in mare». L’unica nota di rammarico Pinelli la riserva per spiegare la condotta della vincitrice Esimit: «Sono ritornati sul campo di regata – precisa – seguiti da una moltitudine di gommoni che hanno provocato un moto ondoso molto fastidioso». Sulla stessa lunghezza d’onda, è proprio il caso di dirlo, si pone Marco Perosa, giunto al traguardo a bordo di “Re nero”, un Ufo 28. «Si poteva evitare quel corteo di barche in coda a Esimit – esclama rammaricato - , proprio mentre tutti gli altri scafi erano ancora impegnati sul campo di regata. La Barcolana rimane comunque una grande festa, alla quale è difficile mancare». Più indietro rispetto al performante Ufo è arrivato Raffaele Scoppa, napoletano trapiantato a Trieste dal 1977 che, a bordo di “Ammuina”, uno Zigurat 916, non manca a questo appuntamento dal 1998. «Abbiamo tagliato il traguardo poco prima delle 15 – spiega - . Prima di ritornare all’ormeggio, però, abbiamo fatto un paio di bordi davanti a piazza Unità per goderci lo spettacolo».
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