Kakà: «Posso fare bene il trequartista»

MILANO. Ha vinto tre trofei e guadagnato almeno 40 milioni di euro, ma fra pubalgia, intervento al ginocchio e tanta concorrenza, Ricardo Kakà a Madrid non ha smarrito solo smalto e spazio in campo. «Non sono rimasto nella storia del Real come speravo, ho perso un pò la gioia di giocare a calcio», ha raccontato il brasiliano spiegando che per ritrovare quello stimolo il Milan «era il posto ideale». Dieci anni dopo la prima volta, Kakà varca i cancelli di Milanello in cerca di rinascita calcistica. Assiduo lettore della Bibbia, convinto che Dio gli abbia salvato la vita a 18 anni quando si fratturò la sesta vertebra, questa volta il brasiliano parla solo di ambizioni ed emozioni. «Sono giorni speciali, belli come quelli del 2003 - ha sorriso -. Anche se quattro anni sono tanti, mi sembra di non essere mai andato via». «Si chiude una ferita nel cuore dei tifosi del Milan, ora guardiamo con più ottimismo alla stagione», ha detto Barbara Berlusconi dando il bentornato a Milanello al brasiliano classe '82, che ora è uno dei sette over 30 rossoneri da cui si aspetta anche una certa leadership. «È un ruolo nuovo - ha detto -, ma ho imparato tanto dai più grandi in passato, lo vivrò per una, due stagioni, tante stagioni». E Adriano Galliani giura che per il brasiliano non è solo una breve parentesi prima di chiudere la carriera negli Stati Uniti. «Non c'è nessun accordo con i Los Angeles Galaxy nè una staffetta con Honda: c'è solo un contratto biennale con Kakà - ha chiarito l'ad -. Su Honda vedremo a gennaio cosa succede. Ma ci pensate che succede se Ricky arriva al Milan, gioca tre mesi e poi riparte? Ci acchiappano i tifosi…». Secondo Galliani il rapporto fra il Milan e Kakà merita di «essere studiato dal sociologo Alberoni», ma dopo un video commemorativo sulle note di 'Amici maì e tanti accenni a cuore e sentimenti, l'ad ha chiarito che «è stata un'operazione voluta anche dall'allenatore: vogliamo tornare a giocare con il trequartista e Kakà può farlo bene». L'ex Real ha 10 giorni di allenamento (ha cominciato con un lavoro personalizzato) per entrare negli schemi prima del debutto col Torino, e spazio a sufficienza per convincere Allegri come non è riuscito con Pellegrini, Mourinho e Ancelotti. «Non so quanto tempo ci vorrà per essere raffinato ma sono pronto per giocare, venerdì anche se era un'amichevole ho segnato due gol - ha assicurato - Mourinho mi ha insegnato molto: non è stata colpa sua, mi prendo anche io le mie responsabilità. Ancelotti è stato sincero nell'ultimo mese, il Real aveva altre idee, nuovi giocatori, gli spazi erano pochi».
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