Kickboxing, a Chiarbola anche l’atleta-radiologo sul ring per passione

TRIESTE. Vada come vada il suo assalto al titolo europeo di K1, una cosa è certa: quello di domenica prossima al PalaChiarbola per Giorgio Galasso sarà un match da vivere con tutto l'animo e tutto il coraggio in serbo, insomma più con il cuore che con i muscoli. Una sfida nella sfida, dai toni quasi sacrali, che giunge in un momento topico del suo cammino di uomo, ancor prima di atleta. Il lavoro prevalentemente notturno in ospedale, la casa da ristrutturare, l'arrivo imminente della cicogna. Per rendere più epica la sfida, il destino ha confezionato dei “ fuoriprogramma” collaterali niente male al ventinovenne “gladiatore” originario di Rieti residente da qualche anno a Trieste, allievo di un veterano come Lorenzo Sisgoreo alla corte della “Diamond Gym”. Ad attenderlo domenica sera sul ring di Chiarbola ci sarà il francese Benzaquen, l'avversario da battere per strappare una corona internazionale, la prima di un percorso nella K1 (81 kg, versione MTA) che sino ad ora ha sortito già due titoli italiani e qualcosa come 24 incontri senza sconfitta; una marcia sicura, costante, ma che attende ora una sorta di consacrazione. L'obiettivo è chiaro, i mezzi ci sono, il contesto ora non è dei più agevoli.
Di giorno a lavorare di malta e mattoni nella sua abitazione, poi in palestra a sudare e quindi la notte con il camicie da tecnico di radiologia all'Ospedale di Cattinara, l'altro suo ring speciale, dove ha potuto crescere, conoscere l'altro volto della vita fatta anche di malattie, sconforto e speranze: «Lo confesso, non sono al massimo della condizione fisica – ha ammesso Giorgio Galasso a pochi giorni dal match – ma a sorreggermi ci sono tanti elementi, dalla mia compagna, che attende un figlio e che io devo onorare per la dedizione che ha in questo momento, agli amici, i tecnici, il pubblico e lo stesso reparto di radiologia di Cattinara. A tutto questo io devo dare massimo rispetto e onore - ha aggiunto – e combattere anche per ripagarli della pazienza e per l'attenzione data alla mia passione». Una antica croce al collo e molti stimoli per alimentare la forza, all'esterno forse pochi sponsor. «Comunque vada, combatterò allo spasimo ma so altrettanto bene che i veri problemi, come il mio lavoro insegna, risiedono altrove – conclude – e poi a breve sarò papà e in quella veste dovrò essere ancor più bravo e combattivo».
Francesco Cardella
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