La comunità slovena festeggia 50 anni di sport con lo Zsšdi

L’associazione presieduta da Ivan Peterlin raggruppa tutti i club triestini e goriziani della minoranza. Un libro a cura di Branko Lakovič ne ripercorre l’intensa storia
La gioia per la promozione in serie B dello Jadran ottenuta nel 1985 con oltre 5 mila tifosi presenti a Chiarbola
La gioia per la promozione in serie B dello Jadran ottenuta nel 1985 con oltre 5 mila tifosi presenti a Chiarbola

TRIESTE Mezzo secolo di attività sul territorio per coordinare e promuovere lo sport della comunità slovena di Trieste e Gorizia. Nonostante la pandemia, è grande festa per il traguardo raggiunto dallo Zsšdi, acronimo di Združenje slovenskih športnih društev v Italiji, ossia Unione delle associazioni sportive slovene in Italia, ente che raggruppa oltre 50 club. L’8 dicembre 1970, tramite l’accordo sottoscritto da 16 club riunitisi allo Stadio “Primo Maggio” di Guardiella, la minoranza slovena presente in Italia piantò il germoglio di una organizzazione che mezzo secolo dopo è l’indiscusso faro di un movimento tanto fiero delle proprie radici quanto armoniosamente intrecciato con il tessuto sportivo del territorio. Per celebrare il traguardo lo Zsšdi, su grande impulso dato dal suo vulcanico presidente Ivan Peterlin e dal fidato scudiero Evgen Ban, ha dato alle stampe una pubblicazione curata dal giornalista carsolino Branko Lakovič, in cui si sono ripercorsi i principali eventi che hanno caratterizzato questi primi 50 anni. Un volume di 240 pagine, arricchito da quasi 300 foto che hanno immortalato persone, squadre e avvenimenti che hanno dato lustro ad una organizzazione che oltre ad essere un ente di riferimento istituzionale per gli sloveni di Trieste e Gorizia, è l’emblema del dinamismo e del continuo rimanere al passo con i tempi che dovrebbe contraddistinguere ogni organizzazione viva e funzionale. La prima assemblea costitutiva elegge come primo presidente Bojan Pavletič, riconosciuto come il padre dello sport sloveno del dopoguerra in Italia, ma la presenza dello sport sloveno a Trieste e Gorizia risale naturalmente a ben prima del 1970.

Dalla prima costituzione dei Sokoli di fine Ottocento, durante l’amministrazione dei nostri territori da parte dell’Austria asburgica, l’attività sportiva è sempre stata al centro della comunità slovena, serenamente operativa sino all’arrivo dell’Italia fascista. Con il secondo dopoguerra la rinascita venne favorita dall’adesione all’Ucef, una sorta di Coni filojugoslavo particolarmente indigesto alle autorità italiane. Il libro ricorda poi i Giochi sportivi sloveni, sorta di miniolimpiade che abbracciava tutte le località in cui era presente la minoranza. E poi il fatidico 8 dicembre 1970. E quel passo compiuto dai seguenti presidenti e dai rispettivi club: Miran Kuret (Breg), Martin Tomažinčič (Dom), Mario Kralj (Olimpija Gabrovizza), Karel Grgič (Gaja), Dino Roner (Juventina), Boris Simoneta (Kras Sgonico), Viljem Frandolič (Mladost), Ninko Černic (Olympia), Egon Kraus (Polet), Marcel Kralj (Primorec), Miro Štrekelj (Primorje), Antek Terčon (Sokol), Viljem Fajt (Sovodnje), Ivan Visini (Spdt), Aljoša Čok (Union) e Ivan Bras (Zarja). A complimentarsi per il traguardo raggiunto dallo Zsšdi anche il presidente del Comitato Fvg del Coni, Giorgio Brandolin: «Parliamo di un’associazione che diffonde i valori e gli ideali dello sport, sia a livello agonistico che amatoriale, stimolando nuove attività realizzando progetti di servizio e sociali ma, soprattutto, riunendo sotto la stessa ala le numerose società sportive della Comunità slovena residente in Italia. Complimenti allo Zsšdi». E auguri, o meglio, srečno.

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