«La corsa mi ha liberato dalla droga»

TRIESTE. Quando lo sport non parla di medaglie o primati ma racconta temi e patemi di una vita da ricostruire. Chiedere a Fabrizio Ricci, 25 anni, originario di Orbetello, nella provincia di Grosseto, ieri a modo suo protagonista all'interno della 21 k, correndo con la squadra della San Patrignano, lo speciale team formato da ragazzi affidati dai Servizi Sociali o dai Tribunali, soggetti che si sono scontratti con la droga e ora alle prese con processi riabilitativi che includono anche la medicina dello sport. Fabrizio ha corso e bene, guardando magari poco il cronometro e molto lo scenario disegnato attorno a lui, ma correndo e resistendo sino al traguardo, ridando così valore all'immagine della corsa intesa quale vera metafora della vita: «La droga mi aveva privato di una parte della vita, lo sport ha saputo tornarmela – ha affermato il corridore toscano all'arrivo – Posso solo dire grazie alla corsa se sono uscito dal tunnel, se sono tornato a vivere. La gara? A tratti il vento era forse eccessivo ma nel complesso è bella, io sono contento della mia prova, in quanto – ha aggiunto fiero – quando non ce la fai con i muscoli vai avanti con la testa...».
Fabrizio Ricci fa parte della squadra di podismo targata San Patrignano approdata a Trieste con una decina di rappresentanti guidati da Virgilio Albertini - responsabile dell'Ufficio Accoglienza - e da Enrico Benedetti, il “coach” ma sempre in grado di dare l'esempio concreto, scendendo in campo nelle varie distanze podistiche. Calcio, volley e soprattutto la corsa sono le trame terapeutiche qui adottate quando si gioca la carta dello sport, quando bisogna apprendere prima a saper resistere e poi a tornare a esistere.
A proposito di resistenza. La 21 k ne ha fornito un esempio niente male anche attraverso la prova di Samuele Pastrello, di Ronchi, uno che ama correre le lunghe distanze con a traino i suoi gemelli, Lorenzo e Liaan di 4 anni, sospinti in carrozzella. Oramai sembra anche questo una vera squadra, e tra le più solide: «Infatti, da quando sono nati vengono sempre con me – ha ribadito il corridore isontino – è ben più di una abitudine e fin che a loro va bene, mi saranno sempre a fianco ovunque, tanto più in gare come questa, molto veloce, ideale insomma per divertirsi».
La mezza maratona può divenire anche una fonte probante di preparazione alternativa per atleti di altre specialità. A crederci è il giovane triestino Michele Broili, pugile professionista dell'ultima generazione, ieri in versione maratoneta ma solitamente impegnato nella scalata del ranking della categoria Super Piuma (58 kg) e intenzionato a breve a riportare un titolo italiano a Trieste: «E' la prima volta che corro una 21 km – ha esclamato Broili all'arrivo - una gara bellissima e un modo formidabile per prepararsi al meglio. Credo molto nella preparazione fisica, avere fiato anche per un pugile è fondamentale, mi sono divertito. E' stato divertente partecipare alla Trieste Running ma ora ho la testa al ring, voglio fare molta esperienza e puntare al titolo italiano».
Cosa ci fa infine il giornalista Giuseppe Cruciani all'arrivo di Piazza Unità ma senza una stilla di sudore o cenni di fatica? Semplice, il conduttore radiofonico più “velenoso” in Italia ha dovuto lanciare la spugna dopo una decina di chilometri dalla partenza della 21 k, un forfait quasi annunciato il suo: «Ci ho provato ma sono arrivato a Trieste già febbricitante, non era possibile fare di più – ha precisato l'ideatore de “La Zanzara” a Radio 24 – E' stata comunque l'occasione per rivedere la città e constatarne ancora la sua bellezza. Credo molto in gare come queste – ha aggiunto Cruciani – vedete, è lo spirito che mi piace, poter correre in gruppo e non essere costretti a guardare solo avanti ma poter ammirare lo scenario, il lungomare e il resto».
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