La Granbassi scesa nel ranking mondiale si rilancia per Londra

di Francesco Cardella
TRIESTE
Ha ancora voglia di combattere, tornare quella di un tempo e rendersi utile alla causa azzurra. A un anno dalle Olimpiadi di Londra Margherita Granbassi sfodera nuovi acuti di rivalsa, puntando alla (ri)conquista di un ruolo da protagonista nella scherma italiana. Anche i numeri attualmente non sono dalla parte della fiorettista triestina, grande protagonista degli ultimi Giochi, quelli di Pechino nel 2008, con due medaglie di bronzo, a squadre e individuale. Ranking internazionale alla mano, la campionessa del mondo del 2006 non figura infatti tra le prime 50 fiorettiste della elite iridata, graduatoria che pone attualmente al primo posto Elisa di Francisca, seguita dalla eterna Valentina Vezzali, e con altre azzurre più distanziate, come Ilaria Salvatori (13'), la veterana Giovanna Trillini al 30' e Benedetta Durando, posizionata al 37'. «Guardate che non ho bisogno certo di visionare il ranking mondiale per constatare la mia situazione - scherza Margherita Granbassi - ne ho preso atto e non evito certo il quadro. Anzi deve servirmi da monito per poter reagire nel migliore dei modi». Già, come? «Semplice, impegnandomi sin che il calendario e gli impegni me lo permettono - replica la campionessa triestina - ricordo bene che era dal 1999 che non dovevo affrontare i gironi di qualificazione delle varie gare, ora la "dote" è sensibilmente ridotta ma non posso e non devo farne un problema. Sono e resto un atleta ed è mio dovere continuare su questa strada, sperando però che le condizioni fisiche me lo permettano. Ultimamente non è stato così».
A proposito di strade. L'atleta triestina metabolizza a fatica le stoccate dall'esterno, quelle riguardanti un presunto calo di resa agonistica in concomitanza con l'abbraccio al mondo dello spettacolo e del giornalismo. «Che dire? Certi commenti hanno colpito prima di me, e in maniera, sicuramente più forte pure un campione del calibro di Aldo Montano - ricorda Margherita - anche di lui dicevano che il calo era figlio di altri interessi non sportivi. Personalmente posso dire che so bene quanto Montano ci tiene ancora alla scherma, e la sua passione riversata anche negli allenamenti. Un discorso simile al mio, se vogliamo. Ho iniziato un percorso nel giornalismo e ho partecipato anche a programmi televisivi, è vero, ma l'attaccamento alla scherma e al dovere di atleta non è mai stato intaccato per questo. Ricordo piuttosto quanto abbiano inciso gli infortuni, i vari interventi subiti( mano e ginocchio, ndr) e i tempi inevitabili per un recupero atletico ottimale. Tutte cose difficili ma che non mi hanno allontanato dagli obiettivi». Un anno di tempo, qualche gara a disposizione e gli acciacchi da cancellare del tutto. Il programma è questo, tra cuore, muscoli e fisioterapisti. «So bene quanto mi attende - conclude - ma non risparmierò nulla per recuperare quanto posso ancora dare».
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