La notte dei lunghi coltelli

INVIATO A RIO DE JANEIRO. Arrivati tra lo scetticismo degli italiani, se ne vanno tra l’indifferenza dei brasiliani. Il pullman della nazionale lascia il lusso del Resort Portobello e si tuffa nella miseria della lunga strada Avenida do Brasil quando ormai sta calando la sera, e quando ormai sulla nostra Nazionale è calata la notte.
Balotelli e il retroscena. Soprattutto una notte da lunghi coltelli, degna della giornata che si è vissuta ieri nel ritiro di Mangaratiba. Perché polizia e militari schierati all’ingresso potevano impedire l’accesso dall’esterno ma non gli spifferi dall’interno.
Balotelli è rimasto isolato con Funny, evitando contatti con i suoi accusatori De Rossi e Buffon, il gruppo degli juventini ha parlato a lungo di questa situazione, mentre Prandelli si è limitato a qualche scambio di opinioni sul futuro coi senatori del gruppo, soprattutto con Buffon. E poi tanti silenzi imbevuti di veleno.
Ma l’avvisaglia di ciò che stava per esplodere è descritta da un retroscena. Siamo all’intervallo di Italia-Uruguay, Prandelli dà i consigli tattici alla squadra, poi si rivolge a Balotelli e lo avverte: «Cambia atteggiamento o dopo 10’ ti cambio», trovando sponda in qualche parola a metà tra l’incoraggiamento e l’invito a svegliarsi di Buffon. Seduto sulla panca, Balotelli ascolta per un po’, poi risponde stizzito «Fidatevi di me e lasciatemi perdere». È la goccia che fa traboccare il vaso, Prandelli lo riprende («stai zitto») e avverte il vice Pin di mandare a far scaldare bene Parolo. Il Mondiale di Balotelli finisce qui, quello dell’Italia appena 45’ dopo.
Gli errori di Prandelli. Bisogna rinoscere a Prandelli l’onore delle armi, perché le dimissioni sono comunque un gesto nobile. Ieri ha ricevuto decine di sms e di telefonate, testimonianze di amicizia e di stima che gli hanno fatto piacere.
C’è stata un’altra chiacchierata col presidente federale Abete, il quale ha cercato di convincerlo a fare un passo indietro. Inutile. «Non posso, ormai ho deciso. Le dimissioni sono irrevocabili».
Prandelli lascia dopo un Mondiale condotto con idee confuse, come dimostrano i progetti tattici saltati nel giro di tre, quattro giorni (il 4-1-4-1 non era mai stato provato prima di arrivare in Brasile) e i 21 giocatori utilizzati in tre partite.
Figc e i soliti noti. Adesso, dopo il rientro in Italia (sbarco in mattinata) cosa succede? In Federazione un blocco di granito tiene il potere da anni. Abete si è dimesso ma i possibili successori sono all’interno del solito pugno chiuso: tant’è’ che i favoriti sono Tavecchio della Lega nazionale dilettanti che è un suo grande elettore (e detiene 6/20 di consigliatura) e Albertini che è il suo vice, poi ci sono Pancalli, Abodi e Ghirelli. Un manager esterno? Difficile. Il presidente del Coni, Malagò, non ama affatto Abete e non gli dispiacerebbe vedere al vertice Figc Michele Uva (a capo del centro studi Figc e dg della Coni Servizi), anche se non può intervenire direttamente. Ah, poi c’è anche Lotito che vorrebbe diventare vice presidente federale...
La Figc ha già fissato un’assemblea per l’11 agosto e dunque c’è un mese e mezzo per trovare un accordo, comunque tra i soliti noti. Se non si trova un candidato forte e condiviso, Malagò dovrà nominare un commissario. Al momento comunque Albertini e Tavecchio sono in pole.
Allegri e Mancini. Resta da capire se bisognerà attendere l’11 agosto per la ratifica del nuovo ct, anche se l’attuale consiglio si sta già muovendo. Considerate che adesso i giocatori andranno in vacanza e poi ci saranno i ritiri dei club, mentre il primo impegno azzurro è fissato per il 9 settembre a Oslo, un Danimarca-Italia che vale già per le qualificazioni a Euro 2014. Per la panchina comunque sembra una corsa a due tra Allegri e Mancini, con Guidolin nuovo outsider visto il forte legame con Albertini.
©RIPRODUZIONE RISERVATA
Riproduzione riservata © Il Piccolo








